Riassunto analitico
La Sindrome Metabolica viene definita al giorno d’oggi come una costellazione di fattori fisiologici, biochimici, clinici e metabolici connessi fra loro, che aumentano direttamente il rischio di contrarre patologie come malattie cardiocircolatorie aterosclerotiche e diabete mellito di tipo2, tutte potenzialmente mortali. Inoltre pazienti con la Sindrome Metabolica corrono rischi quattro volte superiori di avere un ictus e tre volte superiori per un infarto miocardico. Tra questi fattori di rischio annoveriamo l’ipertensione, intolleranza al glucosio, displidemia, stato pro-infiammatorio ,stato pro-trombotico ed obesità. Uno status sociale più alto, vita sedentaria, ed un elevato indice di massa corporea sono strettamente associati alla sindrome,fra l’altro la dieta, i livelli di attività fisica, il fumo, background genetico, influenzano la presenza della Sindrome con tutti i suoi componenti. Si può quindi dire che la Sindrome Metabolica sia dovuta non solo a fattori genetici, ma anche a fattori ambientali, ed è stato valutato che i fattori genetici contribuiscano per il 30-40% allo sviluppo della sindrome,contro il contributo del 70% dato dalla distribuzione del grasso corporeo. Ci sono vari approcci per il trattamento della Sindrome Metabolica, il primo è quello preventivo che consiste primariamente nel cambiamento dello stile di vita del paziente, ovvero la perdita di peso attraverso una dieta equilibrata, e l’introduzione di attività fisica. Il secondo tipo di approccio è quello farmacologico, intrapreso per ridurre specificatamente i rispettivi fattori di rischio. Questo tipo di approccio viene considerato quando i fattori di rischio della sindrome non sono adeguatamente ridotti con l’approccio preventivo riguardante il cambiamento di stile di vita. Negli ultimi anni sono stati presi in considerazione anche i flavonoidi, composti naturali dotati di molteplici attività farmacologiche in vitro, quali componenti importanti per influire, mediante un approccio dietetico, sulla sindrome metabolica. Tuttavia la biodisponibilità di questi prodotti è estremamente bassa, per cui potrebbe essere possibile che gli effetti benefici notati dopo assunzione di questi prodotti siano in realtà dovuti ai loro metaboliti prodotti dalla flora intestinale. Sempre recenti studi hanno suggerito che il microbiota intestinale abbia un profondo effetto sul metabolismo umano, e che di conseguenza un suo squilibrio sia coinvolto nella sindrome metabolica. Modificare il microbiota con prebiotici , probiotici o altri interventi alimentari ha fornito delle evidenze a supporto di potenziali effetti benefici sui componenti o sulle complicazioni della sindrome metabolica. La Chimica Farmaceutica ha scoperto molecole attive in vitro su numerosi target coinvolti nella sindrome metabolica (11 beta idrossisteroide deidrogenasi, recettori delle imidazoline, epossido idrolasi solubile e recettori PPAR, stearoilCoA desaturasi, acetil-CoA carbossilasi). Numerosi composti si sono dimostrati attivi in vitro e nel migliorare i parametri biologici in modelli di sindrome metabolica riprodotta in animali da esperimento. Tuttavia, ancora nessun composto ha superato la Fase 2 degli studi clinici. Data la complessa natura della Sindrome Metabolica, appare poco probabile che un composto interagente su di un singolo target possa essere in grado di curare tale stato; in questo caso sarebbe opportuno indirizzare la ricerca verso un approccio di drug discovery multitarget.
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