Riassunto analitico
Il microbiota intestinale è la comunità microbica che popola il tratto enterico; comprende batteri, funghi, lieviti, parassiti e virus con una concentrazione totale dell’ordine di trilioni. Negli ultimi anni il microbiota intestinale ha assunto particolare interesse in quanto non rappresenta solo un’importante componente dell’apparato digerente e del nostro organismo, ma anche un protagonista nello sviluppo di patologie a carattere neurodegenerativo, come il morbo di Parkinson o l’Alzheimer, e psichiatriche. Attraverso l’asse intestino-cervello, la flora batterica intestinale comunica con il sistema nervoso, sfruttando diverse vie come l’asse HPA (Hypothalamic – Pituitary – Adrenal axis), il nervo vago e l’aiuto di molecole del sistema immunitario cioè le citochine coinvolte nel processo infiammatorio e l’inflammasoma NLRP3. Altrettanto fondamentale risulta essere il contributo della popolazione microbica nella sintesi di neurotrasmettitori come dopamina, serotonina e noradrenalina e GABA, protagonisti del disquilibrio presente nella maggior parte delle patologie neuropsichiatriche. Il complesso batterico instaura infatti comunicazioni bi-direzionali dove influenza e viene influenzato dall’interlocutore; un esempio importante è la dieta: la composizione microbica ha conseguenze nella metabolizzazione degli alimenti e nei processi biochimici per il ricavo di energia ma accade anche il contrario cioè il cibo ingerito influenza la salute dell’intestino e l’espressione di determinate specie nella flora batterica. Interessanti strumenti per cercare di ripristinare una condizione di disbiosi intestinale causata da una scorretta condotta alimentare sono i prebiotici e probiotici che arricchiscono la flora batterica, contribuendo ad aumentare la biodiversità delle specie presenti ed a garantire un maggior equilibrio intestinale. Inoltre, un altro importante ruolo nel caso della depressione è svolto dagli acidi grassi a catena corta (SCFA), prodotti del metabolismo dei carboidrati complessi, che sembrano agire come modulatori della risposta infiammatoria, spesso correlata al disturbo in atto. Un particolare tipo di depressione è quella che colpisce le madri in seguito al parto; in questa condizione il microbiota intestinale risulta essere uno dei responsabili delle alterazioni ormonali caratterizzanti il disturbo ansioso e depressivo post partum, grazie alla sua partecipazione nella secrezione di enzimi importanti come la beta-glucoronidasi che catalizza l’attivazione dell’estrogeno in estradiolo. Inoltre, sembra esserci un “microbiota placentare” capace di indurre cambiamenti a livello immunitario, spesso riscontrabili nel corso della gravidanza. Questo sottolinea una caratteristica della composizione microbica intestinale cioè la sua variabilità e specificità a seconda della situazione fisio-patologica dell’ospite ma anche dell’età, delle abitudini alimentari, delle condizioni igieniche e dello stile di vita. Infine, il microbiota intestinale deve essere preso in considerazione per il suo coinvolgimento nel metabolismo delle terapie farmacologiche e, probabilmente, nella risposta al trattamento.
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