Riassunto analitico
Nell’ultimo decennio, diversi settori produttivi hanno assistito ad una crescita esponenziale dell’uso di nanomateriali. Tra questi, nanoparticelle insolubili, non biodegradabili, costituite principalmente da ossidi di metallo, sono impiegate da tempo come additivi nei prodotti per uso cutaneo sia in campo cosmetico che in quello farmaceutico per le loro proprietà viscosizzanti, filtranti UV e pigmentanti. In particolare, il loro utilizzo da parte dell’industria cosmetica è elevato, tanto che più di un terzo dei prodotti per il personal care contengono questi ingredienti in scala nanometrica, come stabilito dall’Environmental Working Group. Gli ingredienti cosmetici in forma nanometrica che si sono affacciati al mercato hanno però suscitato non solo interesse per le loro proprietà vantaggiose ma anche preoccupazione relativa agli aspetti della sicurezza e delle modalità di valutazione del rischio per la salute umana e per l’ambiente. Nonostante i risultati delle ricerche scientifiche non abbiano finora fornito posizioni univoche, il Regolamento CE 1223/2009, in vigore dall’11 gennaio 2013, ha previsto una forma di tutela preventiva obbligando i produttori ad una procedura di notifica pre-market, ad una procedura speciale per la valutazione dei rischi con la possibilità da parte della Commissione di chiedere un parere al Scientific Committee on Consumer Safety (SCCS) sulla sicurezza dei nanomateriali e ad una etichettatura ‘nano’ nella lista degli ingredienti. Oltre alle informazioni di carattere normativo, il presente studio intende documentare, tramite l’analisi delle ricerche scientifiche internazionali, gli aspetti applicativi e i rischi connessi con la presenza di nanomateriali in prodotti per uso cutaneo, focalizzandosi sui quattro nanomateriali maggiormente impiegati: zinco ossido, titanio biossido, silice e argento.
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