Riassunto analitico
Questo lavoro nasce dalla volontà di ricostruire il profilo professionale del coordinatore pedagogico, figura non ancora pienamente riconosciuta e valorizzata all'interno dei servizi educativi del nostro Paese. Nello specifico, la tesi si divide in due sezioni: una sezione teorica, nella quale viene analizzata la figura del coordinatore pedagogico a partire dai contributi della letteratura e dalle principali leggi in materia, e una parte di indagine sul campo, dove vengono analizzati il ruolo e le funzioni del coordinatore pedagogico in due contesti specifici: Reggio Emilia e Castelfranco Veneto. Nella prima sezione emerge come quella del coordinatore pedagogico sia una professione complessa, ancora in via di definizione. Grazie alla cosiddetta "Legge Iori", il pedagogista ha visto finalmente riconosciuto il proprio ruolo a livello istituzionale, ma molte sono ancora le differenze che è possibile riscontrare nelle diverse regioni italiane. Con la riforma del Titolo V della Costituzione viene infatti riconosciuta a queste ultime la potestà legislativa, con il conseguente diffondersi di idee e politiche eterogenee in materia di coordinamento. L'Emilia Romagna e il Veneto, ad esempio, si dimostrano due Regioni attente e sensibili nei confronti del tema e della cultura dell'infanzia. Per un interesse e un legame personale nei confronti di questi due territori si è pertanto deciso di prenderli come esempio, andando ad indagare nelle realtà dei servizi quotidiani di due specifiche città, Reggio Emilia e Castelfranco Veneto, il ruolo che il coordinatore pedagogico assume. Grazie ad un percorso di shadowing di una pedagogista a Reggio Emilia, e grazie a delle interviste svolte alle coordinatrici di due servizi di Castelfranco Veneto, è stato possibile indagare, anche nella pratica, il ruolo e le funzioni del coordinatore. Il pedagogista a Reggio Emilia si configura come una professionalità conosciuta e ben definita. Ogni pedagogista segue circa quattro servizi, ai quali si dedica a seconda delle esigenze e delle necessità quotidiane. La peculiarità più grande viene sicuramente riscontrata nella dimensione di rete in cui egli è inserito: dal locale, fino ad arrivare alla dimensione internazionale. Lo scambio e il confronto quotidiano sono le parole chiave che muovono il lavoro del pedagogista a Reggio Emilia e che consentono di accrescere e migliorare le esperienze educative proposte. Differente appare invece la situazione a Castelfranco Veneto, dove ciascun servizio può contare su un singolo coordinatore. Se da un lato questo aspetto fa venire meno una dimensione di rete e interazione, consente dall’altro alle educatrici, alle insegnanti e alle famiglie di giovare quotidianamente di una figura tanto importante per la guida e il sostegno che è in grado di fornire. Occasioni di scambio e confronto con le altre istituzioni educative non vengono a mancare nei servizi, ma devono essere costruite e ricercate a partire dagli stessi. Un’importante analogia raffrontata in entrambi i contesti è la dimensione maggiormente pedagogica che investe il ruolo del coordinatore: mentre egli può dedicarsi al progetto educativo, alla qualificazione delle esperienze, al sostegno al gruppo di lavoro e alle famiglie, vi sono altre figure incaricate di occuparsi degli aspetti maggiormente burocratici e amministrativi. Dalla ricerca emerge come i due territori analizzati, pur essendo geograficamente così vicini, siano in realtà culturalmente lontani: il coordinatore pedagogico si delinea infatti con sfumature e contorni differenti a seconda del contesto in cui è chiamato ad agire. In generale, egli rappresenta comunque una figura fondamentale all'interno dei servizi, dove ha il compito di sostenere il gruppo di lavoro, di promuovere la partecipazione delle famiglie, di garantire la qualità dell'offerta educativa proposta.
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