Riassunto analitico
Cannabis sativa L. (nota con il nome volgare “canapa”), appartiene alla famiglia delle Cannabaceae ed è una pianta erbacea a ciclo annuale, la cui altezza varia da 1,5 ad oltre 2 metri; originaria dell’Asia centrale, si è acclimatata anche in Europa e America. Fu classificata per la prima volta da Cronquist nel 1981. Sono 483 i composti attivi peculiari della Cannabis sativa L.: più di 70 sono fitocannabinoidi (composti terpeno-fenolici), mentre almeno 140 sono terpeni regolari, molto comuni nel regno vegetale. La coltivazione della canapa da fibra in Italia era diffusa sin dagli inizi del ‘900, al fine di produrre corde, sacchi e filati, o essere destinata a fabbricare la cellulosa e quindi la carta. Cessata verso gli anni ’50 a causa dell’estrema difficoltà della coltivazione e della lavorazione, e per l’arrivo nel nostro paese di fibre sintetiche (nylon) e cotone, oggi giorno l’attenzione verso questa pianta è di nuovo elevata, in particolare per il crescente interesse volto ad un impiego farmacologico e una loro applicazione in campo terapeutico. Numerosi dibattiti politici hanno portato, negli ultimi anni, alla formazione di Organi disciplinari e leggi relative alla canapa negli Stati Uniti, Canada, Olanda e Regno Unito; questa sensibilizzazione riguardo a tale argomento sta dando lentamente vita ad un movimento internazionale. Se dal punto di vista economico e sociale c’è un’animata attenzione, dal punto di vista farmaceutico, farmacologico e terapeutico le ricerche sulla canapa stanno portando alla luce un numero sempre più elevato di componenti attive e una più ampia possibilità di interazioni biologiche. I cannabinoidi presentano svariate attività giustificate dalla loro interazione con i recettori dei cannabinoidi: dall’analgesia, al rilassamento muscolare, dall’immunosoppressione, all’infiammazione, dalla regolazione della pressione intraoculare, all’emesi, dall’attività antitumorale, alla neuroprotezione, dalla stimolazione dell’appetito fino al miglioramento dell’umore. La descrizione quindi delle componenti di tipo cannabinoideo risulta di primaria importanza al fine di selezionare le varietà a maggiore interesse fitochimico e di svolgere un controllo di qualità sugli estratti e derivati presenti anche già in commercio. L’obiettivo di questo progetto di tesi sperimentale in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche è stato infatti quello di sviluppare e ottimizzare un metodo cromatografico per la separazione, l’identificazione e la quantificazione dei principali fitocannabinoidi non psicotropi che caratterizzano alcune varietà di Cannabis sativa L.. L’analisi quali- e quantitativa è stata effettuata mediante tecniche HPLC-UV-DAD, HPLC-ESI-MS e MS2, utilizzando la tecnologia “Fused-core”, ottimizzata comparando le performances di diverse colonne cromatografiche, le relative fasi mobili e modificando le condizioni operative riducendo tempi di analisi e consumo di solventi, incrementando risoluzione e precisione dello strumento. La caratterizzazione dei principi attivi quali cannabigerolo (CBG), cannabidiolo (CBD), acido cannabigerolico (CBGA) ed acido cannabidiolico (CBDA), è stata condotta con detector UV/DAD e spettrometria di massa MS e MS2 con analizzatore a trappola ionica. Le metodiche di estrazione e di analisi HPLC sono state quindi sottoposte a validazione secondo le norme guida dell’International Conference on Harmonization of Technical Requirements for the Registration of Pharmaceuticals for Human Use-Guideline Q2(R1): i risultati ottenuti hanno comprovato l’efficienza delle tecniche analitiche adottate.
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