Abstract
Chi è l’Altro?
Qualsiasi relazione che abbia la pretesa di considerarsi autentica incontra, nel corso del suo cre-scere e dispiegarsi, questo quesito fondamentale: chi è l’Altro? Qual è il volto che si riflette nel mio volto , che mi pone dinnanzi alla trascendenza dell’alterità e trascina la mia coscienza al ban-co degli imputati, interrogandola? Non esistono risposte semplicistiche, né tantomeno soluzioni definitive a questi enigmi: quello dell’identità è un terreno insidioso e pieno di giochi di specchi, su cui è necessario avviarsi cautamente e con atteggiamento critico.
Nel caso specifico di questa trattazione, si è deciso di imboccare tale strada affidandosi alla guida della narrativa: si tenterà, per questa via, di far luce sulla figura dell’Altro e sulle dinamiche gene-rali della relazione umana. Si rifletterà preliminarmente sui contributi che l’impianto filosofico teorizzato da grandi pensatori del Novecento, come Emmanuel Lévinas o Martin Buber, hanno ap-portato al discorso circa il tema dell’alterità. Si ritiene poi proficuo proseguire imboccando una via più specificatamente letteraria: verrà preso in esame ciò che alcuni dei grandi maestri della letteratura, come Nabokov o Dostoevskij, ci restituiscono a questo riguardo all’interno delle loro più celebri opere.
La seconda parte della trattazione prenderà in esame una tipologia peculiare di alterità: la malat-tia. Malattia intesa non soltanto come condizione organica, ma anche e soprattutto come metafora. Si tenterà, a tal proposito, di riflettere intorno alle modalità attraverso cui alcuni autori hanno de-ciso di affrontare il tema, per arrivare poi a spiegare i principi di un approccio terapeutico dove malattia e letteratura incrociano i loro cammini: quello della medicina narrativa. Nelle conclusio-ni si tenterà infine di comprendere quali strumenti e chiavi interpretative possano essere trasmes-se dalla medicina narrativa alla pedagogia con esiti potenzialmente virtuosi. Ci si addentrerà, cioè, fino al punto in cui la medicina incontra la letteratura, per interrogarsi su quali caratteristiche del-la relazione di cura, mediata dall’ottica narrativa, possano rivelarsi valide anche quando trasferite nel merito della relazione educativa.
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