Riassunto analitico
L’ epatite C è una patologia epatica provocata da un virus, l’Hepatitis C Virus (HCV), identificato per la prima volta nel 1989. L’HCV appartiene agli Hepacivirus ed è costituito da una molecola di RNA a singolo filamento con polarità positiva lungo circa 9600 nucleotidi. Sono stati individuati 6 diversi genotipi e numerosi sottotipi (in Italia quello più diffuso è l’1b). L’HCV provoca un’infezione al fegato, caratterizzata da un’evoluzione molto lenta, con attività infiammatoria e fibrosi progressive. Per la diagnosi e la stadiazione della malattia ci si avvale di saggi immunochimici (per la ricerca di anticorpi) della PCR (per la ricerca delle particelle virali nel sangue), della biopsia o di altre tecniche meno invasive come il Fibroscan e l’ARFI. Per anni la terapia per l’eradicazione dell’HCV si è basata sulla monoterapia a base di Interferone alfa, ma viene effettuata ben presto la peghilatura per migliorarne le proprietà farmacocinetiche, farmacodinamiche e immunologiche. Oggigiorno all’INF viene accostata la Ribavirina, un antivirale analogo della guanosina per ottenere un’ azione antivirale sinergica (Duplice Terapia). E’ necessario un attento monitoraggio perché sono molteplici le interazioni farmacologiche (è comunque opportuna un’anamnesi accurata prima dell’inizio della terapia) e gli effetti collaterali; generalemnete la gravità e la frequenza degli eventi avversi è correlata alla durata della terapia e alla quantità totale di farmaco somministrato. Nel 2013 sono stati immessi in commercio due nuovi farmaci antivirali orali: gli Inibitori delle Proteasi (IP) Boceprevir (Victrelis®) e Telaprevir (Incivo®), che agiscono direttamente sul virus, andando ad inibire l’enzima proteasi HCV NS3. Quindi per Triplice Terapia si intende il trattamento con Interferone, Ribavirina e Boceprevir o Telaprevir. Anche i nuovi IP richiedono un attento monitoraggio perché provocano effetti collaterali anche gravi (soprattutto anemia e rush cutanei) e, andando ad inibire alcuni enzimi del citocromo P 450, numerose interazioni farmacologiche. Comunque i tassi di guarigione usando i nuovi IP sono aumentati, ragion per cui sono stati messi in commercio. È da notare, però, che Boceprevir e Telaprevir agiscono solo sul genotipo 1. La terapia non viene raccomandata in pazienti con fibrosi epatica di grado Metavir F0 ed F1 ed anche coloro che presentano un grado F2 non rappresentano una priorità di trattamento in assenza di elementi prognostici di progressione di malattia. In costoro si attua una “vigile attesa”, cioè un monitoraggio clinico-strumentale aspettando i nuovi farmaci in fase di studio, i quali rappresentano alternative efficaci e meglio tollerate. Nei pazienti con fibrosi di grado F3 ed F4, invece, il trattamento con i nuovi IP è fortemente raccomandato. La terapia non è raccomandata anche nei pazienti anziani (>70 anni) e nei pazienti con epatite C cronica con cirrosi scompensata. Si sono pertanto analizzati i Piani Terapeutici di Boceprevir e Telaprevir (prescritti da medici specialisti, ai pazienti residenti nella provincia di Modena) per determinare se sono stati prescritti secondo le raccomandazioni della Linea Guida Terapeutica Regionale. Sono stati esaminati anche i dati relativi all’erogazioni dei farmaci da parte dei centri di Distribuzione Diretta per individuare quali trattamenti sono stati portati a termine e quali sono stati interrotti precocemente. In seguito sono state ricercate le motivazioni che hanno portato all’interruzione anticipata della terapia, per individuare ed analizzare con più precisione gli effetti collaterali e le reazioni avverse provocati dalla triplice associazione.
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