Riassunto analitico
Questa tesi tratta appunto dell'infertilità femminile in particolar modo legata e causata da elementi esogeni, quindi esterni, che possono influire con questa problematica. Non vengono, appunto, trattate le normali cause fisiopatologiche. Viene quindi fatta un’analisi di diversi elementi esterni, con cui veniamo a contatto i quali incidono negativamente sull'infertilità femminile, ormai definita una vera e propria problematica da parte dell'OMS stessa. L’approccio a questo tipo di argomento è particolarmente complesso, soprattutto per la vastità di fattori esogeni ed endogeni che possono incidere sull’infertilità in senso generale sia femminile che maschile. In questo approfondimento verranno in particolar modo trattate una serie di cause esogene, quindi esterne, all’organismo escludendo quindi le classiche patologie che possono colpire la donna, piuttosto che l’uomo e che ne causano infertilità. L’infertilità, oggi giorno, così come il calo delle nascite viene dichiarata come una vera e propria problematica a livello nazionale e mondiale.
La Fertilità è indice della capacità riproduttiva di una coppia, dove il concetto è estremamente legato anche quello di salute sessuale degli individui. Se consideriamo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dice che la Salute è lo "stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non una semplice assenza di malattia", ed è ovvio che, di conseguenza, il mantenimento dello stato di salute sessuale e riproduttiva dell’essere umano, è sicuramente uno degli obbiettivi cardine delle campagne di sensibilizzazione del Ministero della Salute e dell’OMS. Questo perché esistono molti fattori esterni, ma anche abitudini personali (che quindi possono essere soggette a modifiche), che rischiano di minare la fertilità ai giorni nostri. (Istituto superiore di sanità)
L’infertilità è considerata dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dall'AFS (American Fertility Society) una patologia definita come l’assenza di concepimento dopo 12/24 mesi di rapporti mirati non protetti (questo intervallo di tempo deve essere ridotto a 6 mesi nelle coppie che si trovano nel periodo di maggior fertilità, il quale sia nella donna che nell’uomo la fecondità raggiunge l’apice massimo intorno ai 24 anni e declina gradualmente dopo i 32 anni di età).
Complessivamente l'infertilità riguarda circa il 15% delle coppie, dove inoltre, la specie umana si distingue biologicamente per una bassa fertilità. Ad ogni ciclo mestruale, infatti, una coppia al massimo della propria capacità riproduttiva ha circa il 30% di possibilità di concepire. (Organizzazione mondiale della sanità).
Il termine infertilità, va inoltre differenziato da quello di sterilità, che viene definita come l'assenza di concepimento ascrivibile ad una condizione fisica permanente, di uno o entrambi i coniugi, anche dopo iter di tipo diagnostico e terapeutico.
La natalità e la fecondità sono entrambe espressioni dell’attività riproduttiva di una popolazione, ma con diverso significato. La prima infatti è data dal rapporto fra il numero di nati vivi e la popolazione residente. Il tasso di fecondità totale invece (TFT), ovvero il numero medio di figli per donna (in una fascia di età considerata per convenzione fra i 15 e i 49 anni), misura l’intensità riproduttiva di un determinato paese. (Registro Nazionale procreazione medicalmente assistita - istituto superiore di sanità)
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