Riassunto analitico
Le lesioni del midollo spinale causano, nella maggior parte dei casi, perdita di sensibilità e della funzionalità motoria a causa del danneggiamento delle cellule neuronali interessate dalla lesione. Le terapie ad oggi utilizzate per il trattamento di questa patologia sono scarse e poco efficaci, inoltre sono spesso invasive, non incontrando la compliance dei pazienti. Diversi farmaci sono stati sperimentati al fine di trovare un possibile nuovo trattamento, ma la maggior parte di questi si è rivelato non adatto a causa dei diversi effetti collaterali che provoca. Dal momento che queste lesioni sono caratterizzate da un forte livello di infiammazione, un possibile approccio potrebbe basarsi sull’utilizzo di farmaci antinfiammatori per il loro trattamento. È stato infatti dimostrato che la rigenerazione del midollo è fortemente rallentata, se non impedita, dal persistere di uno stato infiammatorio, soprattutto nelle due settimane successive all’evento. All’interno di un ampio progetto atto alla rigenerazione e alla riparazione di danni sul midollo spinale, si è pensato di sperimentare due tra i farmaci più noti e con un meccanismo di azione chiaro. Il primo farmaco sperimentato è l’ibuprofene, un antinfiammatorio non steroideo a basso peso molecolare. Il secondo farmaco è la triiodotironina (T3), un ormone tiroideo di piccole dimensioni dotato di azione antinfiammatoria e stimolante la rigenerazione cellulare mediante l’aumento della sintesi proteica. Entrambe queste molecole risultano però scarsamente solubili nei fluidi biologici e quindi di difficile somministrazione. Una possibile soluzione a questa problematica si potrebbe individuare nell’incapsulazione di tali farmaci all’interno di nanoparticelle polimeriche (NPs), sistemi nanometrici utilizzati per veicolare e direzionare principi attivi all’interno dell’organismo, in grado di superare i limiti di solubilità dei farmaci incapsulati e di migliorarne la stabilità, comportando quindi maggiore biocompatibilità e sicurezza. Le NPs sono state quindi progettate ed ottimizzate per la formulazione di ibuprofene e T3 e preparate per nanoprecipitazione a partire da polimeri biocompatibili e biodegradabili come l’acido polilattico (PLA) o il copolimero tra PLA e l’acido glicolico (PLGA) con il fine di ottenere un rilascio prolungato nel tempo. Le NPs ottenute sono state quindi sottoposte a caratterizzazione chimico-fisica e tecnologico-farmaceutica, valutando in particolar modo l’efficacia di incapsulazione e la cinetica del rilascio in ambienti biologici rilevanti, come soluzioni tampone o liquido cefalorachidiano artificiale (ACSF) con l’obiettivo di ottenere un rilascio prolungato. Le NPs di ibuprofene e T3 ottenute hanno dimostrato di possedere requisiti promettenti, ovvero dimensioni intorno ai 200 nm, omogeneità dimensionale e contenuto in farmaco sufficiente al fine di raggiungere l’effetto terapeutico. Le cinetiche di rilascio relative ai due farmaci in esame al contrario non sono risultate ancora pienamente soddisfacenti per il raggiungimento di un rilascio del farmaco protratto per almeno 15 giorni, pertanto le formulazioni fino ad ora ottenute dovranno essere ulteriormente riconsiderate e ridisegnate per ottenere un’ottimizzazione in termini di rilascio.
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