Riassunto analitico
La tesi nasce dalla volontà di studiare il legame tra mobilità sociale e scelte educative, riconosciute dalla letteratura come un fattore chiave per le probabilità di ascesa sociale (Greenstone et al. 2013). L'istruzione si configura come un investimento e, come tale, comporta dei costi iniziali diretti (tasse, materiali didattici, vitto e alloggio) e indiretti (costi opportunità) al fine di ottenere un rendimento futuro (Bosi, 2019). La scelta ottima dipende dalle abilità individuali e dalla condizione economica di origine. La seconda variabile assume un peso rilevante: pertanto, vi è il rischio concreto che prevalga sulle abilità nella decisione di proseguire gli studi (Checchi e Flabbi, 2007; Causa e Johansson, 2010; Bernardi, 2016). Il verificarsi di uno shock esogeno (come una crisi economica) potrebbe fortificare il legame tra origini sociali e scelte educative, rendendolo permanente. Quindi, la tesi ha come obbiettivo lo studio degli effetti che il ciclo economico può avere sulle scelte di istruzione post diploma, focalizzandosi sulle recenti crisi economiche del 2008 e del 2011. Analizzando gli effetti di una crisi sulla base delle condizioni socio-economiche familiari di partenza, è possibile capire se esiste e per quali individui maggiormente si manifesta, una relazione tra ciclo economico e scelte di istruzione. La tesi è strutturata in tre capitoli. Nel primo sono esposti i principali modelli di scelta in materia educativa ed una revisione della letteratura teorica ed empirica riguardante ciclo economico e istruzione. Nel secondo capitolo sono riportati i risultati delle statistiche descrittive inerenti al contesto italiano, ottenuti tramite l'utilizzo di dati amministrativi del MIUR e dati cross-sezionali della Banca d'Italia. In particolare ho studiato la distribuzione dei giovani italiani tra i 19 e i 24 anni su quattro categorie (lavoratore, studente, disoccupato, altro) in corrispondenza degli shock recessivi, in base alla condizione familiare di origine (reddito equivalente, qualifica e titolo di studio del capofamiglia). Nel terzo capitolo, utilizzando i dati EU-SILC relativi all'Italia, oltre alla produzione di analisi descrittive, ho costruito un modello econometrico probit per stimare la relazione che intercorre tra la probabilità di un giovane di proseguire gli studi in periodi recessivi e le condizioni individuali e socio-economiche di partenza. Inoltre, ho studiato la stessa relazione su quattro diverse variabili dipendenti, una per ogni categoria (studente, lavoratore, disoccupati e inattivo), attraverso un modello logit multinomiale. I risultati ottenuti evidenziano un generale effetto anti-ciclico ma differenziato per caratteristiche socio-economiche. Infatti, i giovani appartenenti alle classi medio-ricche rispecchiano la tendenza generale, mentre i giovani dei ceti medio-poveri reagiscono in maniera pro-ciclica. Un ulteriore effetto recessivo è il calo dei posti di lavoro e riguarda tutte le classi sociali. Ne deriva che per i giovani benestanti a un calo dei lavoratori corrisponde un incremento degli studenti, invece, per i meno abbienti, si riduce sia la quota di lavoratori che quella di studenti. Ciò si traduce in un aumento di giovani disoccupati e inattivi.
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