Riassunto analitico
Questa tesi descrive le diverse attività biologiche degli oli essenziali, estratti dalle piante per distillazione in corrente di vapore o con vari solventi. Essi hanno dimostrato di possedere un’attività antibatterica, antimicotica, antivirale, antiinfiammatoria, antimutagena e antiprotozoaria. In particolare la mia attenzione è stata rivolta all’attività antimicrobica di questi composti e sulla capacità dei loro componenti di impedire la crescita dei microrganismi e in molti casi di ucciderli. Il mio interesse è nato dal crescente utilizzo degli estratti vegetali nella medicina tradizionale per la prevenzione e protezione delle malattie infettive, come valida alternativa ai classici farmaci di sintesi e semi-sintesi, ormai in commercio da molti anni. L’utilizzo degli oli essenziali rappresenta una valida alternativa perché, soprattutto quelli ricchi di fenoli e aldeidi, hanno dimostrato di avere una forte azione antimicrobica. Il potere antibatterico è l’area più studiata e negli ultimi anni sono stati condotti molti studi da parte di diversi enti scientifici perché l’emergere di ceppi patogeni resistenti ai farmaci, l’aumento della popolazione di immunocompromessi, la limitata disponibilità di antibiotici e l’aumentata incidenza di infezioni associate a biofilm resistenti ai farmaci ha spinto la ricerca a usare terapie alternative e complementari, compreso l’uso degli oli essenziali. Il mio lavoro di tesi si può divedere in quattro sezioni. Nella prima parte vengono descritte le caratteristiche generali degli oli essenziali, le loro definizioni, le tecniche estrattive utilizzate, le strutture secretorie in cui vengono prodotti e immagazzinati, il ruolo che svolgono all’interno della pianta e la loro composizione chimica. Poi vengono descritte tutte le loro attività biologiche che ne hanno consentito un grande impiego fin dall’antichità. Nella seconda parte la mia attenzione è stata rivolta verso la loro attività antimicrobica, sia nei confronti dei batteri che dei funghi. Ho analizzato i componenti a maggiore azione antibatterica, che sono il timolo, il carvacrolo, l’eugenolo, il p-cimene, il carvone, la cinnamaldeide e il γ-terpinene e il loro modo di agire sui microrganismi. Considerato l’alto numero di composti presenti negli oli essenziali è presumibile che la loro attività antimicrobica non sia attribuibile a uno specifico meccanismo ma a una serie di azioni che si combinano e si amplificano per effetto di molecole che agiscono in sinergia. Nella terza parte sono riportati tre esempi di piante officinali, di uso comune, che hanno dimostrato di avere un elevato contenuto di agenti antimicrobici: il Thymus vulgaris, la Malaleuca alternifolia (più nota come tea tree) e la Lavandula angustifolia, con il suo ibrido Lavandula x intermedia. Infine nell’ultima parte, ho preso in esame le principali classi di farmaci antibatterici e antifungini per confrontare il loro meccanismo d’azione con quello degli oli essenziali e ho potuto concludere che i batteri sviluppano più difficilmente fenomeni di resistenza verso gli estratti vegetali perché essi sono costituiti da numerose entità molecolari che agiscono nel loro insieme, a differenza dei classici farmaci di sintesi e semisintesi che sono composti da un’unica molecola. L’uso combinato degli oli essenziali in sinergia con i farmaci tradizionali potrebbe rappresentare una svolta terapeutica importante anche se sono ancora necessari molti studi clinici, prima di poter ricorrere al loro uso sistematico, in quanto l’attività di questi fitoestratti è stata dimostrata soprattutto in vitro.
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