Riassunto analitico
Partendo dall'inquadramento storico del cancro, la tesi “antitumorali, farmaci e qualità della vita” vuole chiarire i progressi che la medicina ha compiuto dagli inizi del Novecento, anno di avvio della pratica chemioterapica, ai giorni d'oggi. La tesi descrive la nascita della chemioterapia antitumorale (1947, anno di approvazione del primo farmaco per il linfoma di Hodgkin), per arrivare ai più recenti sviluppi della terapia antitumorale (target terapy). Classi di farmaci antitumorali trattate: mostarde azotate, inibitori dell'angiogenesi, inibitori delle tirosin chinasi, per arrivare ai recentissimi coniugati farmaci anticorpo. Viene inoltre sottolineato il costo dei trattamenti, che subiscono un progressivo aumento. Alla luce anche degli effetti collaterali esercitati da queste sostanze, nella parte finale della tesi si esamina lato umano della medicina, o forse alla necessità di umanizzarla. Si lanciano interrogativi provocatori sui costi dei farmaci, spesso proibitivi e non giustificati dalla sopravvivenza media prevista. Interrogativi del tipo: ”se lo stesso farmaco antitumorale è in grado di aggiungere mesi di vita ad una donna con cancro al seno, ma solo un paio di settimane in caso di cancro polmonare, è accettabile che il costo dei due trattamenti sia uguale?” Nell'ultima parte della tesi viene anche descritto largamente la storia e quindi la loro evoluzione, dell'hospice e delle cure palliative, partendo da un contesto generale, del tipo dove e quando nascono, per poi arrivare a descrivere nello specifico cosa sono le cure palliative in Italia. Viene, inoltre, sottolineato quanto questi interventi siano fondamentali per il paziente malato terminale, che arriva, nel percorso di hospice ad accettare l'idea della fine, o quanto meno a non viverla drasticamente come sarebbe se non avesse questo tipo di supporto. E trial clinici indicano che la qualità di vita, nonché le aspettative di vita, migliorano adottando cure palliative il prima possibile.
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