Riassunto analitico
Introduzione: Alla luce del costante aumento di pazienti che giungono ad una diagnosi tardiva di problematiche gnatologiche, abbiamo ritenuto utile intraprendere uno studio scientifico sulla reale diffusione sul territorio di problematiche cranio-cervico-mandibolari. Il fine è quello di valutare la reale portata della problematica creando dei percorsi diagnostico-terapeutici finalizzati a soddisfare le aspettative del paziente. Materiali e metodi: Previo consenso degli Ordini professionali di Modena, Reggio Emilia, Brescia, Cremona, Verona,Mantova sono stati contattati i loro iscritti, selezionando gli indirizzi di MMG, odontoiatri e medici specialisti in distretti affini al campo di ricerca: chirurghi maxillofacciali, ORL, fisiatri, ortopedici, fisiochinesiterapisti, neurologi. Ai suddetti è stato inviato un questionario a risposta multipla via posta oppure via email. Il numero totale di specialisti contattati è 9231. Il questionario è composto da sette quesiti a risposta multipla. I primi due ci permettono di valutare la percentuale di pazienti esaminati nell’attività clinica del professionista che lamentavano DCCM negli ultimi due e cinque anni. Il terzo quesito chiede di indicare i sintomi maggiormente riscontrati tra quelli da noi proposti. Il quarto chiede di indicare quali sintomi degli undici citati in precedenza più frequentemente dà un insoddisfacente risultato terapeutico. Il quinto chiede di indicare quali vengono ricercati o valutati, tra i seguenti segni/sintomi : rumori-dolori all’ATM, limitazione della mobilità mandibolare, algie muscoli masticatori, malocclusioni, parafunzioni, o se tali parametri non vengono presi in considerazione. Il sesto e settimo quesito individuano i percorsi diagnostico-terapeutici che le diverse figure sanitarie seguono nell’affrontare, sia in prima battuta , sia per casi recidivanti o dall’insoddisfacente risultato terapeutico i pazienti con DCCM. Risultati: Dei 9231 specialisti contattati nelle sei province sopra elencate abbiamo ricevuto risposta da 340 di loro, successivamente suddivisi in “specialisti in materia” e in “non specialisti in materia”. Dai primi due quesiti si evince che sia a cinque che a due anni lo specialista riscontra la patologia nel 5% - 10% dei pazienti. Le percentuali di sintomi più frequenti si avvicinano a quelle riportate anche dalla letteratura (Cervicalgia 78%, cefalee 64%, acufeni – tinniti 36%). Riguardo i sintomi e segni che danno insoddisfacente risultato terapeutico, prevalgono gli acufeni – tinniti (52,79%). Dal quesito numero cinque abbiamo potuto dare una prima valutazione su quanto gli specialisti interessati fossero consapevoli e preparati in materia. L’81,31% valuta almeno uno dei segni/sintomi da noi elencati. Come ultima valutazione abbiamo analizzato i risultati degli ultimi due quesiti osservando a chi riferiscono il paziente quando presenta sospetta patologia gnatologica. Dalle risposte arrivateci dagli odontoiatri vediamo come nella maggior parte dei casi il paziente venga trattato personalmente oppure venga inviato ad uno gnatologo; in caso di patologia recidivante o non risolta lo specialista più considerato è ancora lo gnatologo. Queste non valgono per i MMG che tendono a indirizzare il paziente verso l’odontoiatra di fiducia, gli ORL considerano maggiormente il chirurgo maxillofacciale o l’ortodontista, mentre ancora più eterogenei sono i dati di ortopedici e fisiatri. Conclusioni: Questa indagine preliminare mette in luce: scarsa conoscenza della figura e delle competenze dello gnatologo, la necessità di una maggiore integrazione e comunicazione tra le diverse figure professionali coinvolte nella diagnosi e terapia di questi pazienti al fine di creare dei percorsi condivisi atti a ridurne i tempi e i costi.
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