Riassunto analitico
L’artrite reumatoide si manifesta come una malattia infiammatoria cronica, sistemica, autoimmune, ad eziologia sconosciuta, che interessa soprattutto il tessuto connettivo. Nella maggior parte dei casi agisce in modo progressivo causando gonfiore, dolore e danno alle articolazioni, ma può dare origine anche a problematiche extra-articolari a carico ad esempio degli apparati respiratorio, cardiovascolare, tegumentario e visivo. Il trattamento dell’artrite reumatoide prevede inizialmente l’uso di farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS) e di glucocorticoidi (GC); agiscono entrambi solo sui sintomi (infiammazione, dolore e gonfiore) della malattia. I FANS agiscono bloccando la cascata delle reazioni innescata dall’acido arachidonico ed inibiscono quindi la produzione di molecole coinvolte nel processo infiammatorio ma causano anche numerosi effetti collaterali, tra cui dispepsia gastrointestinale ed ulcere peptiche. I GC, come prednisone e metilprednisolone, inibiscono l’enzima fosfolipasi A2 e quindi la liberazione dai fosfolipidi di membrana di acido arachidonico; viene così bloccato l’inizio dell’infiammazione e vengono perciò ridotti gonfiore e dolore. Questi farmaci non possono essere utilizzati per lunghi periodi perché provocano, tra i diversi gravi effetti collaterali, osteoporosi e conseguenti fratture. Successivamente, per un maggior controllo della malattia, vengono introdotti nella terapia i DMARDs (Disease -Modifying antirheumatic drugs), che agiscono a vari livelli del processo infiammatorio. Tra di essi, ad esempio, il metotressato (MTX) viene utilizzato nel trattamento iniziale da solo o in associazione con glucocorticoidi, per diminuire il gonfiore e il dolore, ma anche per limitare la progressione dell’erosione ossea nell’articolazione e migliorare la funzionalità dell’articolazione danneggiata. In caso di mancata risposta al trattamento possono esser impiegati in combinazione a MTX anche DMARDs biologici (bDMARDs) o DMARDs targeted sintetici (tsDMARD). I DMARDs biologici, anticorpi monoclonali, agiscono su specifiche molecole, come il recettore dell’interleuchina 6 (IL-6) target per il farmaco tocilizumab che inibisce l’attivazione della proteina Janus kinase e quindi blocca il processo infiammatorio. I tsDMARDs agiscono bloccando l’enzima JAK e il suo segnale proinfiammatorio. Nonostante la presenza di una vasta gamma di terapie per l’artrite reumatoide, alcuni soggetti non risultano rispondere alle terapie tradizionali, quindi riveste grande importanza la ricerca di nuovi approcci farmacologici. La principale sfida di questi ultimi anni consiste nella veicolazione mirata del farmaco nell’area interessata ricorrendo ad esempio all’uso di nanoparticelle, liposomi, o nanogels che dovrebbe portare anche alla diminuzione degli effetti collaterali. Attualmente i sistemi basati sull’uso di nanoparticelle sono in fase di studio in vitro e in vivo su animali da laboratorio e stanno dando risultati soddisfacenti. Le ricerche attuali sono focalizzate anche sullo sviluppo di nuove tecnologie come la terapia genica e l’uso di cellule staminali, infatti vari trials clinici sono in corso e altri sono stati conclusi con risultati promettenti.
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