Riassunto analitico
Il disordine dello spettro autistico (DSA) rappresenta una patologia del neurosviluppo caratterizzata da deficit di comunicazione e del comportamento sociale, da interessi atipici, comportamenti ripetuti e stereotipati, e suscettibilità agli stimoli esterni. La diagnosi di DSA è in continuo aumento e si stima che, ad oggi, l’1% della popolazione ne sia affetta. La patologia si evidenzia generalmente a partire dai 18-24 mesi di vita e mostra una grande eterogeneità interindividuale; fino al 40% dei casi sembra essere correlato ad una causa genetica sindromica o mono/oligogenica, il 5% circa a mutazioni somatiche, mentre nel restante 55% una predisposizione genetica interagirebbe con una componente epigenetica. Alla luce di queste considerazioni, il DSA è definibile come una patologia complessa di tipo multifattoriale, per la quale, negli ultimi anni, gli studi si sono concentrati sul possibile contributo di fattori che agiscono modulando negativamente il neurosviluppo. Tra questi hanno suscitato molto interesse alcuni metaboliti prodotti dalla flora batterica intestinale e attivi sul Sistema Nervoso Centrale (SNC), uno fra tutti il p-cresolo. Fra i metaboliti microbici associati al DSA, il p-cresolo è un composto aromatico riscontrato in concentrazioni elevate nelle urine dei bambini affetti da DSA; si tratta di una neurotossina prodotta esclusivamente da alcune specie batteriche tra cui i Clostridi, batteri che a loro volta risultano essere maggiormente presenti nei soggetti affetti da DSA rispetto ai controlli normotipici. Il p-cresolo, prodotto da questi batteri, è in grado di oltrepassare la barriera emato-encefalica (BEE) ed agire sul SNC dove causa alterazioni nei processi di sinaptogenesi e nei circuiti sociali legati alla dopamina. È stato inoltre dimostrato che, tra i soggetti affetti da DSA, quelli con disturbi gastrointestinali presentano un peggioramento dei sintomi comportamentali, facendo presumere che le alterazioni del microbiota contribuiscano alla patogenesi dell’autismo, sia attraverso la produzione di metaboliti attivi sul SNC, come il p-cresolo, sia influenzando la funzione immunologica e la neuroinfiammazione. L’obiettivo della ricerca è stabilire se la somministrazione acuta di p-cresolo in modelli murini induce alterazioni comportamentali e neuroinfiammazione. A tal fine, topi maschi e femmine dei ceppi C57Bl6J e BTBR, un modello idiopatico di DSA, hanno ricevuto una singola somministrazione endovenosa di salina o p-cresolo (10 mg/kg) e successivamente hanno eseguito due test comportamentali al fine di valutare l’esplorazione spaziale e la preferenza sociale. Al termine della procedura sperimentale, gli animali sono stati sacrificati per determinare gli effetti del trattamento sull’espressione di geni associati a neuroinfiammazione. I dati ottenuti suggeriscono l’assenza di effetti comportamentali significativi in seguito alla somministrazione di p-cresolo; al contrario, l’induzione dell’espressione di geni associati a neuroinfiammazione è dipendente da p-cresolo ed è influenzata dal ceppo e dal sesso degli animali.
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