Riassunto analitico
Il diabete mellito di tipo 2 è emerso come uno dei principali oneri sanitari ed economici del XXI secolo. Il costo della cura dei pazienti affetti da diabete sta pesando grandemente sulle economie di molti paesi. Per gestire e curare una malattia di questa portata, gli approcci devono essere efficaci, sostenibili e convenienti. Di tutte le opzioni di trattamento disponibili, l'esercizio fisico, come parte di un approccio allo stile di vita, è una strategia che soddisfa la maggior parte di questi requisiti. Il diabete di tipo 2 è una malattia metabolica caratterizzata da iperglicemia. La progressiva degenerazione delle cellule β pancreatiche, con conseguente insufficiente produzione di insulina, e l’insulino-resistenza a livello dei tessuti insulino-sensibili, rappresentano le principali alterazioni fisiopatologiche implicate nella patogenesi della malattia. In primo luogo, l’attività fisica è in grado di abbassare la glicemia interagendo direttamente con i trasportatori del glucosio, la cui traslocazione sul sarcolemma è favorita anche dalla contrazione, dall'aumento del flusso ematico e dai bassi livelli di glicogeno che caratterizzano l'esercizio fisico di durata. Altro aspetto fondamentale è il ruolo positivo che l’esercizio fisico ricopre nei confronti dello stato infiammatorio caratteristico della patologia. L’infiammazione cronica, infatti, è uno dei principali fattori che contribuisce all’insorgenza del diabete di tipo 2 ed è, a sua volta, intensificata dalla condizione di iperglicemia. I meccanismi con i quali l’attività fisica interviene in questo frangente sono in gran parte mediati dalle miochine, proteine che vengono rilasciate dal muscolo scheletrico durante la contrazione. Sono considerate i mediatori degli effetti benefici che l’esercizio fisico ha sulla salute. L’effetto antinfiammatorio svolto da queste molecole si pensa possa essere dovuto ad una loro azione specifica sulla riduzione del grasso viscerale e/o direttamente mediante l'induzione di un ambiente antinfiammatorio. L’attività fisica regolare esercita effetti favorevoli riducendo l’infiammazione cronica di basso grado con una diminuzione della secrezione di miochine pro-infiammatorie e un aumento di quelle antiinfiammatorie. Inoltre, con l'esercizio fisico si verifica anche una diminuzione del grasso viscerale impattando positivamente sullo stato di obesità, che è il fattore maggiormente implicato nello sviluppo della patologia. D’altro canto, l'inattività fisica porta ad un'alterata risposta della secrezione di miochine e allo sviluppo di resistenza a queste molecole; ciò è causa di uno stato pro-infiammatorio. Infine, verranno trattati anche gli effetti positivi che l’esercizio fisico ha nei confronti delle disfunzioni dei mitocondri e delle cellule staminali muscolari, che rappresentano due tra i molteplici fattori che causano disturbi al funzionamento del muscolo scheletrico nel paziente diabetico. In particolare, interviene migliorando la ridotta funzionalità mitocondriale e l’attenuazione della proliferazione e della differenziazione delle cellule staminali del muscolo scheletrico che si verificano nel corso della patologia. In conclusione, i benefici dell’attività fisica sulla prevenzione e sul trattamento delle malattie metaboliche, ed in particolar modo del diabete di tipo 2, derivano dall’insieme di molteplici meccanismi che coinvolgono diversi organi e tessuti, primo fra tutti il muscolo scheletrico. Oggetto di questo elaborato è, dunque, l’analisi biochimica dei principali di questi meccanismi per evidenziare l’importanza dell’esercizio fisico sia come terapia preventiva sia come coadiuvante del trattamento farmacologico nella gestione del diabete di tipo 2.
|