Riassunto analitico
La via orale e la via parenterale rappresentano le vie di somministrazione convenzionali utilizzate nel trattamento di patologie che interessano il sistema nervoso centrale (SNC). Tuttavia, un farmaco somministrato con queste modalità deve subire il metabolismo di primo passaggio, attraversare la circolazione sanguigna e infine oltrepassare la barriera ematoencefalica (BEE) per raggiungere il target a livello cerebrale. La somministrazione nose to brain è ritenuta una valida alternativa alle vie convenzionali in quanto permette di bypassare gli ostacoli presentati dalla BEE. Questo approccio sfrutta, infatti, la via neuronale grazie ai nervi olfattivo e trigemino che innervano l’epitelio olfattivo e respiratorio: questi nervi, a partire dalla cavità nasale,sono in grado di trasportare il farmaco direttamente al cervello. Uno dei disturbi più diffusi del SNC è la malattia di Alzheimer, una patologia neurodegenerativa che porta a deficit cognitivo o demenza. Essa è clinicamente caratterizzata da un aumento di placche amiloidi extracellulari costituite dal peptide β-amiloide (Aβ) e da un aumento di grovigli neurofibrillari intracellulari costituiti principalmente dalla proteina τ iperfosforilata. Questi fattori inducono una iniziale riduzione della densità e del numero delle sinapsi per poi arrivare a una più evidente degenerazione neuronale. Il soggetto affetto dalla patologia arriverà quindi progressivamente a una perdita totale della sua autonomia. Attualmente non sono ancora state sviluppate cure efficaci per la prevenzione e il trattamento di questa malattia: le uniche terapie oggi disponibili curano i sintomi. L’insulina, un importante ormone peptidico, può rappresentare una svolta per la cura di questa patologia poiché l’attivazione dei suoi recettori cerebrali è in grado di regolare il metabolismo del glucosio nel cervello;quest’ultimo influenza positivamente l’apprendimento e la memoria, aumenta il metabolismo energetico e fornisce neuroprotezione. Inoltre, molti studi riportano la capacità dell’insulina nel controllare il metabolismo del peptide β-amiloide e della proteina τ:è stato infatti dimostrato che una disregolazione del segnale dell’insulina cerebrale porta all’accumulo di queste proteine che giocano un ruolo chiave nella malattia di Alzheimer. Ad oggi sono in corso studi clinici che si pongono l’obiettivo di esaminare gli effetti dell’insulina somministrata per via intranasale nel decadimento cognitivo lieve o nella malattia di Alzheimer. Grazie a formulazioni innovative in fase di studio clinico si stanno testando terapie utili a ripristinare la normale segnalazione dell’insulina nel sistema nervoso centrale per ottenere effetti benefici sulla funzione cerebrale. Si ipotizza che, col passare di diversi mesi di trattamento con insulina intranasale, si possa ottenere un miglioramento dell’apprendimento e della memoria.
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