Riassunto analitico
Cavalcando l’onda della globalizzazione, sono sempre di più le grandi imprese americane ed europee che realizzano una quota considerevole del proprio fatturato all’estero. Utilizzando un dataset composto da 347 blue-chip companies appartenenti alle principali economie sviluppate, questo lavoro si propone così di studiare la rilevanza della diversificazione geografica in una situazione di economic downturn, rappresentata dalla crisi finanziaria del 2007-2008. I risultati ottenuti – robusti a diverse specificazioni e metodologie di stima – sono chiari: la corporate international diversification contribuisce allo stesso tempo a ridurre le oscillazioni cicliche peak-to-through e ad aumentare il valore di impresa, misurato sia in termini di EV/Ebitda che di Tobin’s q. Oltre a confermare la validità dell’internalization theory, l’analisi suggerisce poi come un’ulteriore possibile spiegazione della maggiore resilienza delle multinazionali sia da ricercare nel più elevato grado di disclosure ESG realizzato dalle stesse. Infine, tra il 2006 e il 2010, l’indice delle imprese diversificate geograficamente ha sistematicamente battuto quello delle imprese domestiche, indicando come la corporate international diversification possa essere un utile criterio di costruzione di portafoglio per gli investitori.
|