Riassunto analitico
Lo scopo di questo lavoro è cercare di comprendere l’impatto che le piattaforme di musica in streaming stanno avendo sul mercato musicale e più nello specifico sulle case discografiche, tenendo in considerazione soprattutto gli effetti economici-finanziari. La ricerca si basa su una valutazione critica della letteratura esistente sul tema e su un insieme di dati forniti da diverse fonti specializzate. Dalla ricerca è emerso come negli ultimi anni la maggior parte dei ricavi del mercato discografico derivi dai servizi di musica in streaming. Nel 2018, ad esempio, lo streaming musicale ha rappresentato il 47% dei ricavi totali del settore, mentre i ricavi provenienti dalla vendita di supporti fisici, cd e vinili, hanno inciso solo per il 25%. Nonostante ciò, Spotify, che rappresenta la principale piattaforma specializzata di musica in streaming, non è ancora riuscita a generare profitti a causa delle elevate royalties che deve corrispondere alle Major. Grazie allo streaming musicale, le grandi case discografiche stanno progressivamente riprendendo il controllo del mercato discografico, ma nei principali paesi i ricavi degli ultimi anni rimangono nettamente inferiori all’apice raggiunto alla fine degli anni novanta. Nella tesi si mostra come la principale causa del crollo dei ricavi fosse inizialmente dovuta alla pirateria digitale. Il grande sviluppo del consumo musicale in streaming, che ha caratterizzato l’ultimo decennio, ha solo in parte ridotto il problema. La ragione è che mentre le Major riescono a contrattare con le principali piattaforme specializzate opportune remunerazioni dei diritti di proprietà intellettuale, comprimendo i loro profitti, ciò non accade con la più importante piattaforma non specializzata che consente l’ascolto musicale attraverso internet, YouTube. Questo problema è noto in letteratura come value gap ed è facilitato dalla normativa in vigore negli USA e nei principali paesi.
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