Riassunto analitico
Il glioblastoma multiforme è il più comune tumore primario del sistema nervoso centrale, è estremamente proliferativo ed invasivo, caratteristiche che, unite alle poche terapie disponibili, portano a una prognosi drammatica. Soltanto un paziente su dieci, infatti, sopravvive più di 5 anni dalla diagnosi. L’unico chemioterapico ad oggi utilizzato è la Temozolomide, tuttavia soltanto il 30% dei glioblastomi risponde a questa terapia e i tumori sensibili sviluppano velocemente resistenza al farmaco. Risulta evidente la necessità di sviluppare nuovi composti in grado di contrastare questa patologia, utilizzati singolarmante o in combinazione con i farmaci attualmente in uso per potenziarne l’efficacia riducendo gli effetti collaterali. L’actina risulta mutata in tutti i tumori ed è coinvolta in tuti i processi di invasione e proliferazione delle cellule tumorali. Risulta chiaro che l’actina e le proteine ad essa associate sono un ottimo potenziale bersaglio nella lotta contro questa patologia. Tuttavia non esistono ad oggi in commercio molecole antitumorali che bersagliano l’actina, principalmente a causa dei gravi effetti collaterali. Il Composto G è nuovo derivato 2,3 benzodiazepinico in grado di inibire la proliferazione cellulare in maniera apparentemente selettiva per il fenotipo cellulare tumorale rispetto al wild-tipe. Lo scopo di questa tesi è lo studio degli effetti di questo compsoto sul citoscheletro e, di conseguenza, sulla motilità cellulare e sulla replicazione. La progressione del ciclo cellulare delle cellule trattate è stata misurata attraverso citofluorimetria. Mediante microscopia a forza atomica sono state misurate le proprietà biomeccaniche delle cellule trattate con il composto. Gli effetti a livello citoscheletrico, riguardanti in particolare actina e tubulina, sono stati osservati mediante tecniche immunocitochimiche. Le proprietà dinamiche delle cellule trattate sono state esaminate mediante wound-healing assay e cell-attachment assay, mentre la capacità di generare metastasi è stata valutata tramite cell invasion assay. Infine la possibile via di trasduzione del segnale utilizzata dal nostro composto è stata studiata con tecniche di immunoblotting atte ad analizzare le vie di regolazione del citoscheletro come le pathway relative alla cofillina e ad Hsp27. Il composto G si è rivelato in grado di provocare un aumento di rigidità nelle cellule trattate e una perdita dei prolungamenti citospasmatici causando un notevole cambio nella morfologia già dopo poche ore. Conseguntemente le cellule di glioblastoma multiforme trattate con questo composto subiscono una riduzione della capacità di migrare e un arresto del ciclo cellulare in fase G2/M. Il composto G, quindi, potrebbe essere in grado di ridurre la malignità del glioblastoma multiforme riducendone l’invasività e rallentandone la replicazione.
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