Riassunto analitico
Secondo i dati forniti dall’Oms, sono circa 24 milioni le persone che nel mondo soffrono di schizofrenia (in Italia sono circa 245.000). Coloro che si ammalano appartengono a tutte le classi sociali, pertanto non si tratta di un disturbo causato dall'emarginazione o dal disagio sociale. La malattia si manifesta in percentuali simili negli uomini e nelle donne, in quest’ultime si osserva la tendenza a sviluppare la malattia in età più avanzata. La diagnosi prevede il riconoscimento di sintomi positivi (deliri e allucinazioni), sintomi negativi (motivazione ridotta, riduzione del linguaggio spontaneo e ritiro sociale), deterioramento cognitivo e compromissione del funzionamento occupazionale o sociale. Per quanto riguarda le cause della malattia, c’è ancora molta incertezza anche se, al giorno d’oggi, questa condizione è intesa da molti esperti come un disturbo ad eziopatogenesi multifattoriale, cioè più cause concorrono allo sviluppo della malattia. Dalla loro scoperta avvenuta nel 1950, gli antipsicotici restano fino ad oggi i farmaci di prima scelta utilizzati in psichiatria per il trattamento della schizofrenia. Sia gli antipsicotici di prima generazione che quelli più recenti di seconda generazione non sempre però risultano efficaci nel controllo dei sintomi, non tutti i pazienti schizofrenici infatti mostrano miglioramento quando trattati. L’altro importante problema è rappresentato dagli effetti collaterali gravi e debilitanti di questi farmaci che molto spesso si traducono in un’interruzione da parte del paziente della terapia farmacologica. La fitoterapia è stata a lungo utilizzata in passato per il trattamento dei disturbi psichiatrici e in molte realtà, rimedi a base di piante vengono ancora largamente impiegati. Alcune piante come il Ginkgo biloba, la Withania somnifera, la Cannabis sativa e la Curcuma longa, in base agli studi presenti effettuati sia sull’uomo che su modelli animali, hanno dimostrato di poter essere d’aiuto agli antipsicotici se aggiunti ad essi in terapia e, aspetto ancora più importante, di ridurre gli effetti avversi indotti da questi farmaci.
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