Riassunto analitico
Introduzione: la cheiloscopia (dal greco: “keilos” = labbra e “skopein” = vedere) è la scienza che si occupa dello studio delle impronte delle labbra, ovvero dei solchi presenti nella zona di transizione tra la mucosa labiale interna e la cute esterna. In virtù della loro unicità e stabilità, le impronte labiali costituiscono uno dei parametri biometrici applicati in ambito forense come mezzo di riconoscimento personale. Recenti studi hanno evidenziato il ruolo della morfologia delle impronte labiali nell’identificazione e nella diagnosi di anomalie congenite craniofacciali; in particolare, determinati pattern labiali sono stati associati alla comparsa di labio-palato schisi non sindromiche e sono considerati markers genetici per lo studio di tali malformazioni. Obbiettivo: lo scopo della presente ricerca è indagare l’accuratezza e la ripetibilità di due diverse metodiche di registrazione delle impronte labiali descritte in letteratura. Materiali e metodi: Il campione è costituito da 31 volontari (23 femmine e 8 maschi, età media 34 anni, con deviazione standard di 12) reclutati tra studenti, tutor ed infermieri che operano presso la clinica Odontoiatrica del Policlinico di Modena. I soggetti sono stati sottoposti a una procedura di rilevazione delle stampe labiali utilizzando due protocolli differenti. Il primo metodo prevede l’auto-applicazione di lipstick di colore scuro da parte del soggetto, a cui successivamente viene richiesto di adagiare le labbra sulla superficie di un nastro adesivo posto al di sopra di una piastra di vetro; la striscia di nastro adesivo viene poi sollevata dalle labbra e trasferita sopra un foglio di carta bianca. Il secondo metodo consiste nel fare adagiare le labbra, preventivamente deterse, direttamente su una piastra di vetro, su cui rimane impressa l’impronta labiale latente; con un pennello a setole fini si effettuata una leggera spolveratura di polvere di carbone sulla stampa labiale che viene così slatentizzata e in seguito trasferita su carta bianca mediante nastro adesivo. Entrambe le rilevazioni sono state eseguite per ciascun soggetto al tempo 0 (T0) e dopo un periodo di “wash out” 3 settimane (T1) in modo da ridurre al minimo il bias di richiamo. Le stampe labiali di tutti i soggetti registrate con entrambe le metodiche sono state convertite da formato analogico in formato digitale mediante l’ausilio di uno scanner (Epson Perfection V800 Photo); successivamente il medesimo operatore ha eseguito l’analisi qualitativa delle stesse applicando la classificazione di Suzuki e Tshuchiashi che prevede la suddivisione dei solchi labiali in cinque diverse tipologie in base all’aspetto morfologico. L’analisi statistica dei dati è stata condotta utilizzando il coefficiente k, o statistica k, che ha stimato il grado di concordanza tra i dati rilevati: il coefficiente ha valore massimo di 1,0 ed indica massima concordanza, mentre k=0 indica assenza di concordanza; valori negativi indicano una concordanza inferiore rispetto al caso. Risultati: la ripetibilità è risultata buona per quanto riguarda la registrazione delle stampe labiali mediante lipstick, sia per il labbro superiore che per il labbro inferiore; mentre utilizzando la polvere di carbone, la ripetibilità è risultata moderata per il labbro superiore e discreta per il labbro inferiore. Conclusioni: la rilevazione sperimentale delle impronte labiali mediante lipstick di colore scuro si è dimostrata affidabile e ripetibile; inoltre presenta i vantaggi di essere ergonomica, di facile esecuzione e poco costosa e pertanto può essere uno strumento non invasivo per lo studio dell’ereditarietà di anomalie congenite strutturali.
|
Abstract
Introduction: cheiloscopy (from the Greek: "keilos" = lips and "skopein" = to see) is the science that deals with the study of the imprints of the lips, or the furrows present in the transition area between the internal labial mucosa and the external skin. By virtue of their uniqueness and stability, lip prints are one of the biometric parameters applied in the forensic field as a means of personal recognition. Recent studies have highlighted the role of the morphology of lip prints in the identification and diagnosis of congenital craniofacial anomalies; in particular, certain labial patterns have been associated with the appearance of non-syndromic cleft lip and palate and are considered genetic markers for the study of these malformations.
Objective: the purpose of this research is to investigate the accuracy and repeatability of two different methods of recording the lip prints described in the literature.
Materials and methods: The sample is made up of 31 volunteers (23 females and 8 males, average age 34, with a standard deviation of 12) recruited from students, tutors and nurses who work at the Dental Clinic of the Modena Polyclinic. The subjects underwent a lip print detection procedure using two different protocols. The first method involves the self-application of dark-colored lipstick by the subject, who is subsequently asked to lay his lips on the surface of an adhesive tape placed above a glass plate; the strip of duct tape is then lifted from the lips and transferred onto a sheet of white paper. The second method consists in placing the lips, previously cleansed, directly on a glass plate, on which the latent lip imprint remains; with a fine bristle brush, a light dusting of carbon dust is carried out on the lip print which is thus patented and then transferred to white paper using adhesive tape. Both measurements were performed for each subject at time 0 (T0) and after a 3-week wash out period (T1) in order to minimize recall bias. The lip prints of all subjects recorded with both methods were converted from analog format to digital format with the aid of a scanner (Epson Perfection V800 Photo); subsequently the same operator performed the qualitative analysis of the same by applying the classification of Suzuki and Tshuchiashi which provides for the subdivision of the labial furrows into five different types based on the morphological aspect. The statistical analysis of the data was carried out using the coefficient k, or statistic k, which estimated the degree of agreement between the data collected: the coefficient has a maximum value of 1.0 and indicates maximum agreement, while k = 0 indicates absence of concordance; negative values indicate lower agreement than by chance.
Results: the repeatability was good as regards the registration of the lip prints using lipstick, both for the upper lip and for the lower lip; while using charcoal powder, the repeatability was moderate for the upper lip and fair for the lower lip.
Conclusions: the experimental detection of lip impressions using dark colored lipstick proved to be reliable and repeatable; it also has the advantages of being ergonomic, easy to perform and inexpensive and therefore it can be a non-invasive tool for studying the inheritance of structural congenital anomalies.
|