Riassunto analitico
Il microbiota intestinale costituisce la popolazione di batteri, microbi, virus, funghi e protozoi che popolano il tratto gastrointestinale. Negli ultimi due decenni l’attenzione dei ricercatori si è spostata sul possibile coinvolgimento che questi piccoli abitanti dell’intestino possono avere in numerose patologie, da quelle riguardanti l’infiammazione (come l’IBS) e l’immunodeficienza, a patologie psichiatriche e neurodegenerative. Il collegamento tra le malattie psichiatriche, come la schizofrenia, e questi batteri risiede nell’asse intestino-cervello (o GBA) che collega il tratto enterico con il sistema nervoso centrale tramite una comunicazione bidirezionale che sfrutta il nervo vago. Questi due organi riescono a comunicare attraverso diverse pathways, come la via neuroanatomica, l’asse HPA, il sistema immunitario, la capacità che i microbi intestinali hanno di sintetizzare numerosi neurotrasmettitori (quali serotonina e dopamina, coinvolti in molte patologie psichiatriche) e la barriera intestinale. La possibilità che la popolazione enterica possa essere responsabile dello sviluppo e progressione di patologie psichiatriche emerge dalle evidenti disbiosi presenti in pazienti malati. La disbiosi è una condizione in cui il normale equilibrio della flora batterica intestinale viene perturbato, andando ad influenzare numerose funzionalità dell’ospite, tra cui quelle cerebrali. Inoltre, i farmaci utilizzati per fronteggiare la maggior parte dei sintomi positivi della schizofrenia, gli antipsicotici, presentano una blanda attività antibiotica andando a depletare una parte del microbiota intestinale una volta ingeriti. L’utilizzo di alcuni antipsicotici, in particolare l’olanzapina ed il risperidone, determina un cambiamento della popolazione batterica intestinale che si traduce in un aumento della famiglia dei Firmicutes, la stessa presente in abbondanza nei pazienti obesi, conducendo così ad un aumento del peso corporeo. Viceversa, il microbiota è capace di poter sintetizzare una serie di enzimi che altererebbero sia la farmacocinetica che la farmacodinamica degli antipsicotici (e non solo), portando ad una diminuzione o un aumento della risposta clinica o degli effetti collaterali. A questo proposito, la ricerca vede un buon potenziale terapeutico nell’utilizzare probiotici e prebiotici come supporto alla terapia farmacologica. Nasce così il termine di “psicobiotici” per descrivere tutti i probiotici e prebiotici impiegati per trattare sintomi neuropsichiatrici. Nonostante si debbano ancora approfondire i meccanismi secondo cui questi batteri agiscano, vi sono molti studi che mostrano una certa capacità nel riequilibrare la flora batterica intestinale, comportando una decrescita di una buona parte dei sintomi psicotici.
|