Riassunto analitico
Il presente elaborato si propone di analizzare le fiabe e la loro rappresentazione della violenza, evidenziando il loro ruolo educativo per i più piccoli. Negli ultimi anni, si è assistito a un crescente dibattito riguardo all’esposizione dei bambini a questi contenuti narrativi. Se, da un lato è sempre più diffusa l’abitudine degli adulti di nascondere le fiabe ai bambini perché, a loro parere, troppo violente per loro, dall’altro lato essi sono sempre più permissivi circa l’esposizione ai media e l’utilizzo di device tecnologici con accesso ad internet. Pertanto, nel presente elaborato ci si è proposti di dimostrare che le fiabe non siano solo un’alternativa positiva ai media, ma anche un repertorio di racconti educativi proprio per i temi “delicati” che vengono da essi trattati. Nel primo capitolo, viene approfondita l’origine storica delle fiabe e il loro legame con i riti di iniziazione delle società antiche, che spesso includevano elementi di violenza. La struttura narrativa delle fiabe, che rispecchia quella del rito, non è cambiata nel corso dei secoli e, nonostante la presenza di scene cruente, questo genere è entrato a far parte a pieno titolo della letteratura per l’infanzia. Attraverso l'analisi di celebri racconti, si evidenzia come la violenza venga sempre contestualizzata e attribuita a personaggi negativi, permettendo ai bambini di categorizzarla come ingiusta e crudele. Nel secondo capitolo, l’elaborato si concentra sulle fiabe nella contemporaneità e su come questo genere letterario si adatti a nuovi temi e nuovi modi di raccontare. In modo particolare, l’elaborato si sofferma su come questo genere si adatti a media come il libro illustrato e il film di animazione. Le fiabe non nascono come un repertorio illustrato, ma le immagini consistono in un arricchimento importante alle storie, in quanto completano il testo classico con nuove sfumature di significato. Tuttavia, questa letteratura “di qualità” viene spesso affiancata da una letteratura vuota di significato, frutto della volontà di proteggere il bambino da contenuti erroneamente ritenuti troppo violenti. Nel terzo capitolo, vengono confrontate la violenza nei racconti fiabeschi con la violenza rappresentata dai media al fine di identificarne le differenze e, soprattutto, per dimostrare che la violenza mediatica è più dannosa di quella rappresentata nelle fiabe. La violenza trasmessa da questi media ha comprovati effetti negativi, mentre la violenza presente nelle fiabe – che tanto suscita la preoccupazione degli adulti – non solo non risulta dannosa ma, al contrario, ha effetti positivi. Le fiabe raccontano la violenza in un contesto di finzione e con un linguaggio simbolico comprensibile ai bambini. Quello che accade nei media, invece, è una rappresentazione della violenza molto dettagliata e fedele, che ha come unico fine la spettacolarizzazione. Infine, nel quarto capitolo, si mettono in luce le potenzialità educative delle fiabe, evidenziando come queste continuino a svolgere un ruolo fondamentale nella preparazione dei bambini a vivere in una società in cui la violenza è spesso presente. La narrazione della violenza in modo accessibile e comprensibile consente ai piccoli di confrontarsi con la complessità del mondo che li circonda. Al contrario, tentare di proteggere i bambini nascondendo la violenza può risultare dannoso, poiché li rende vulnerabili e ingenui di fronte a una realtà potenzialmente pericolosa. In conclusione, nell’elaborato è stato dimostrato che questo genere di racconti fanno parte di un repertorio fondamentale per la crescita del bambino e per lo sviluppo di competenze necessarie ad affrontare preparati la vita quotidiana e i suoi pericoli.
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