Riassunto analitico
La tesi tende a illustrare e approfondire il dibattito sul tema delle derivative actions sia nel Regno Unito che in Italia, con particolare attenzione al tema delle spese necessarie per esperire l’azione. Con il termine “derivative actions” vengono indicate in generale le azioni per responsabilità diretta che possono essere promosse da parte di soci che si trovino in posizione di minoranza contro gli amministratori di società ai quali vengono attribuiti episodi di mala gestio. La tesi, oltre ad illustrare la nascita e lo sviluppo delle derivative actions sia nel Regno Unito che in Italia, ha esaminato la natura dell’azione, le circostanze in cui è opportuno intraprenderla e i problemi che potrebbero derivarne soprattutto in termini di onerosità dell’azione. E, in merito a questo tema, la tesi ha cercato di individuare un sistema di possibili soluzioni che potrebbero essere adottate per arginare il problema e incentivare gli azionisti di minoranza ad intraprenderla. In particolare, la tesi si è soffermata ad esaminare le iniziative che potrebbero creare degli incentivi affinché i soci di minoranza siano maggiormente solleciti a promuovere l’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori, quando ne ricorrano le condizioni sostanziali. L’analisi condotta è volta non solo a esaminare quanto previsto attualmente dall’ordinamento del Regno Unito e italiano in merito all’azione da parte del socio di minoranza, ma anche a cercare di raggiungere una valida soluzione ai problemi posti dall’attuale azione di responsabilità nei confronti degli amministratori al fine di aumentare l’efficacia e favorire il ricorso a tale meccanismo. Per raggiungere la soluzione auspicata sono stati indicati anche possibili mezzi per finanziare l'esercizio dell’azione da parte del socio di minoranza. Si è altresì illustrato il notevole rilievo che assume nel quadro generale il principio di soccombenza (anche detto loser pays principle) che regola il riparto delle spese processuali nell’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori, tanto nell’ordinamento del Regno Unito quanto in quello italiano: esso prevede che il giudice condanni la parte soccombente al rimborso delle spese a favore dell’altra parte e ne liquidi l’ammontare insieme con gli onorari di difesa. L’applicazione di questo principio comporta che l’azionista di minoranza possa essere disincentivato dall’esperire l’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori. Invero, se l’azione ha successo, esso ottiene un moderato beneficio indiretto attraverso l’aumento del valore delle sue azioni (o dell’importo degli utili), mentre, se l’azione viene rigettata, l’azionista di minoranza è gravato da significativi costi legali. Pertanto, il socio di minoranza consapevole che, nel caso in cui il contenzioso si concluda positivamente, tutti i soci si gioveranno dei risultati ottenuti senza sostenere alcun onere, è tentato di rinunciare a farsi carico dell’azione e questo freno si può concretare in due modi molto efficaci: a) l’azionista di minoranza decide di rinunziare puramente e semplicemente all’esercizio dell’azione di responsabilità; b) l’azionista di minoranza può decidere di alienare ad altri il proprio pacchetto di partecipazione al capitale sociale. Si può così spiegare sul piano pratico lo scarso ricorso da parte del socio di minoranza allo strumento di tutela giuridica offerto dall'istituto delle "derivative actions".
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