Riassunto analitico
Gli echi della dittatura argentina del 1976-1983 hanno rimbombato all’interno di ogni strato della società, lasciando dietro di sé un trauma nazionale al quale nemmeno l’istituzione della famiglia ha potuto resistere. L’irruzione delle dinamiche repressive all’interno delle mura di casa ne ha messo in dubbio la struttura e soprattutto il ruolo paterno. Tuttavia, tra le macerie di una società ferita cresce il seme della creatività, per questa ragione la post-dittatura ha visto emergere una nuova produzione letteraria da parte di figli e figlie di genitori desaparecidos e, in seguito, di figli di militari che hanno deciso di fare i conti con la tragedia ereditata dai loro genitori. L’obiettivo di questo studio è evidenziare come le esperienze traumatiche opposte dei due scrittori argentini Patricio Pron, figlio di un militante e Federico Jeanmaire, figlio di un militare, trovino nel genere dell’autoficción – nel quale si mescolano elementi autobiografici e finzionali – un efficace strumento di catarsi, elaborazione del trauma, scoperta di sé stessi e ricongiunzione del vincolo familiare. Per condurre questa analisi sono stati utilizzati materiali critici di riferimento come i saggi di Teresa Basile e Victoria Daona, in quanto pilastri della critica e narrativa della dittatura argentina, affiancati dal saggio Pan y Afectos di Elizabeth Jelin per tutto ciò che riguarda gli effetti collaterali della dittatura sulla famiglia argentina. Grazie all’analisi è stato possibile individuare sia in El espíritu de mis padres sigue subiendo en la lluvia di Pron, che in Papá di Jeanmaire, come la volontà di risoluzione del conflitto padre-figlio sia stata determinata dall’insorgere della malattia dei rispettivi padri e realizzata attraverso l’uso del genere dell’autoficción, ristabilendo il vincolo padre-figlio dopo la frattura generazionale di cui soffre l’Argentina degli anni ‘70.
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Abstract
The echoes of the Argentinian dictatorship of 1976-1983 reverberated through every stratum of society, leaving behind a national trauma that neither the institution of the family could withstand. The irruption of repressive dynamics within the domestic walls called into question its structure and especially the paternal role. However, amidst the ruins of a wounded society, the seed of creativity grows, which is the reason why the post-dictatorship period has seen the emergence of a new literary production by sons and daughters of desaparecidos parents and, subsequently, by sons and daughters of military men who have decided to come to terms with the tragedy inherited from their parents.
The aim of this study is to highlight how the opposing traumatic experiences of the two Argentine writers Patricio Pron, son of a militant, and Federico Jeanmaire, son of a soldier, find in the genre of autoficción – in which autobiographical and fictional elements are combined – an effective tool for catharsis, trauma processing, self-discovery and family bonding.
To conduct this analysis, critical reference materials were used, such as the essays by Teresa Basile and Victoria Daona, as pillars of the criticism and narrative regarding the Argentine dictatorship, supported by the essay Pan y Afectos by Elizabeth Jelin for all that concerns the side effects of the dictatorship on the Argentine family.
The results of the analysis shed light on how in both Pron's El espíritu de mis padres sigue subiendo en la lluvia and Jeanmaire's Papá, the occurrence of the respective fathers' illness determined the will to resolve the father-son conflict, which is achieved through the use of the genre of autoficción with the aim of re-establishing the father-son bond after the generational fracture suffered by Argentina in the 1970s.
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