Riassunto analitico
L’infezione da virus dell’epatite C (HCV) rappresenta la principale causa di epatopatia cronica che si verifica dopo il trapianto renale, associandosi ad aumentato rischio di insorgenza di cirrosi, epatocarcinoma e morte. Rappresenta inoltre un fattore di rischio indipendente di perdita del graft, associandosi a proteinuria, rigetto cronico, glomerulopatia del trapianto, diabete, glomerulonefriti HCV associate e recidiva della malattia di base. In particolar modo, il danno renale è indotto principalmente dalla formazione di immunocomplessi e crioglobuline nonché a un diretto effetto citopatico. Essa comporta anche numerose manifestazioni extraepatiche, quali: patologie cardiovascolari, alterazioni del metabolismo glucidico, crioglobulinemia, disordini linfoproliferativi e malattia renale cronica. Il trapianto renale è considerato il trattamento migliore per pazienti HCV+ in ESRD, sebbene i dati forniti dalla letteratura in termini di sopravvivenza, rispetto ai pazienti trapiantati HCV-, siano discordanti. Questo è uno studio di coorte retrospettivo finalizzato a valutare l’outcome di pazienti HCV+ con trapianto renale. Esso prende in considerazione la popolazione di pazienti HCV+ sottoposti a trapianto renale seguiti dalla Nefrologia di Modena. L’obbiettivo è valutare la sopravvivenza del paziente e del graft, l’andamento della funzionalità renale, l’andamento della funzionalità epatica, l’insorgenza di eventuali manifestazioni extraepatiche HCV correlate e l’insorgenza di complicanze trapianto logiche. Ciò è stato effettuato analizzando la storia clinica di ciascun paziente in tre momenti diversi: al momento delle dimissioni dopo il ricovero per il trapianto renale, a 1 anno dal trapianto e al 31/08/2017. Inoltre, data la recente approvazione dell’uso dei nuovi farmaci ad azione antivirale diretta (DAAs), sono stati presi in studio i pazienti sottoposti a terapia antivirale con farmaci interferonici o Interferon-free.
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