Riassunto analitico
La storia dell’HIV nasce in Africa e diventa di pubblico dominio in America intorno alla prima metà del novecento. L’agente eziologico della malattia è un lentivirus denominato HIV - Human Immunodeficiency Virus - capace di adattarsi, “nascondersi” e sopravvivere nell’organismo umano. Nel 2021, nel mondo, si sono infettate circa 1.5 milioni di persone, 38.4 milioni convivono con il virus e 650 mila persone sono morte a causa di questa patologia. Nel 2020, in Italia, sono state rilevate 1.303 nuove infezioni da HIV, sono stati diagnosticati 352 nuovi casi di AIDS ed i decessi hanno riguardato 500 persone. Negli ultimi anni i dati epidemiologici indicano un declino della patologia e questo rappresenta il successo della ricerca e della medicina in questo campo che hanno trasformato una malattia fino a poco tempo fa mortale (passavano circa tre anni dai primi sintomi, relativi a patologie opportunistiche, alla morte) in una patologia cronica che oggi consente alle persone di vivere a lungo e, mediamente, in buona salute. Questo è stato possibile grazie all’introduzione della HAART (Highly Active Antiretroviral Therapy), terapia basata su vari farmaci antiretrovirali, che ha permesso di raggiungere tre obiettivi importanti: efficace soppressione della replicazione virale, inibizione o rallentamento dell’insorgenza di resistenze ed intervento specifico su diversi serbatoi cellulari o tissutali del virus. Attualmente i regimi terapeutici di prima linea comprendono due analoghi nucelos(t)idici associati ad un terzo farmaco. In particolare, i regimi iniziali raccomandati sono: Abacavir/Lamivudina, Tenofovir Alafenamide/Emtricitabina o Tenofovir Disoproxil Fumarato/Emtricitabina. Tutte e tre le associazioni vengono integrate con un terzo farmaco (es. Raltegravir e Dolutegravir). La HAART ci permette di raggiungere un elevato controllo dell’infezione ma non di debellare completamente il virus. Da questo presupposto sono nati nuovi approcci terapeutici allo scopo di eradicare l’infezione a livello globale, attuando la c.d. strategia shock and kill oppure lock and block, mediante terapia genica o l’uso di anticorpi ampiamente neutralizzanti oppure attraverso lo sviluppo di un vaccino. Attualmente non abbiamo una terapia in grado di contenere la diffusione dell’epidemia, quindi la prevenzione rimane lo strumento più efficace ed è massima se si combinano diverse azioni, attraverso un approccio integrato. Sono coinvolti l’ambito comportamentale, strumentale e biomedico. Gli interventi sul comportamento sociale promuovono azioni sicure (counseling rivolto alla riduzione del rischio, programmi di educazione sessuale, ecc.), quello strumentale è rivolto a migliorare il contesto socio-politico. Gli interventi di tipo biomedico si basano sulla profilassi pre- esposizione, post-esposizione e la circoncisione volontaria. Nel 2014 UNAIDS (The Joint United Nations Programme on HIV/AIDS) ha fissato tre obiettivi ambizioni da raggiungere entro il 2025, ovvero arrivare al 95% di casi di HIV diagnosticati nel mondo, al 95% di persone sieropositive che riescono ad avere accesso ai farmaci antiretrovirali ed, infine, al 95% di pazienti trattati che presenta la totale soppressione della carica virale. Il raggiungimento di questi tre risultati sarà la premessa concreta per realizzare l’obiettivo ancora più ambizioso di sconfiggere l’AIDS entro il 2030.
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