Riassunto analitico
BACKGROUND: L’insufficienza respiratoria acuta ipercapnica, costituisce una delle più importanti cause di accesso al dipartimento di emergenza-urgenza. Essa non rappresenta solo una sfida per il medico, ma anche un importante costo per l’azienda sanitaria. L’insufficienza respiratoria di tipo 2, nella casistica del DEU, è associata tipicamente a pazienti con riacutizzazione di BPCO: in questi pazienti, una particolare attenzione deve essere rivolta alla gestione dell'ossigenoterapia (dosaggio e presidio utilizzato per la sua erogazione) e della NIV. SCOPO: Per un adeguato utilizzo delle risorse, è quindi necessario non solo che il personale sanitario sia adeguatamente formato in merito a questi argomenti, ma che tali conoscenze e competenze siano equamente e omogeneamente condivise tra le varie figure professionali che partecipano alla gestione del paziente. METODI: Sono stati selezionati 114 pazienti che presentavano nella diagnosi di dimissione le parole “insufficienza respiratoria acuta ipercapnica”, “insufficienza respiratoria di tipo 2”, “insufficienza respiratoria globale (o totale)”, “BPCO”, “riacutizzazione di BPCO”. Di questi si sono studiate le caratteristiche anagrafiche, i tempi di gestione, i sintomi di presentazione al triage, le indagini diagnostiche e gli approcci terapeutici, sia di tipo farmacologico, sia inerenti alla somministrazione del “farmaco ossigeno” (compreso di presidio utilizzato per la sua erogazione). Si sono inoltre analizzate le diagnosi di dimissione, gli eventuali appoggi in OBI-PS ed eventuale ricovero e/o affido, con specifiche in merito al tipo di reparto verso cui i pazienti sono stati indirizzati. Come obiettivi secondari, si sono studiati i pazienti sottoposti a supporto non invasivo della respirazione e l’aderenza alle linee guida BTS del 2017. RISULTATI: La popolazione oggetto di studio è caratterizzata da una leggera prevalenza del sesso femminile (53%), con un’età media di 77±12 anni. Il sintomo di presentazione era nel 87.72% dei casi dispnea, e il codice colore assegnato nel 66,67% dei triage totali era il codice giallo. Nel 56,14% dei pazienti mancava almeno un parametro vitale dalla registrazione del triage, di cui quello meno misurato era la frequenza respiratoria. I tempi medi sono stati: 38 minuti nella sala di attesa, 3 ore e 20 minuti di gestione medica (dalla prima visita alla dimissione) e 4 ore e 5 minuti di gestione totale in PS. Per quanto riguarda le percentuali in cui si sono eseguiti gli esami considerati, i risultati sono i seguenti: EGA 78,07%, RX torace 92,98%, l’ECG 71,05% ecografia 13,16%, TAC torace 0,88%, esami di laboratorio 96,49%. Si sono richieste consulenze per il 18,42% dei pazienti; nel 43,48% dei casi, la consulenza era di competenza pneumologica. Si è registrata una somministrazione di ossigeno nel 60,53% dei pazienti, di cui è stato specificato il presidio di erogazione in meno della metà dei casi (43,48%); similmente, il 14,04% dei pazienti ha ricevuto un supporto non invasivo della respirazione, con presidio refertato nel 56,25% dei casi. Il 3,51% dei pazienti è stata registrata come OBI-PS; nel 88,60% dei casi la prestazione si è conclusa con un ricovero, di cui quasi il 70% in degenza ordinaria. In quasi un quarto dei casi, il ricovero avveniva a carico del reparto di medicina interna. CONCLUSIONI: I risultati di principale interesse suggeriscono la necessità di una maggior diligenza nella raccolta dei parametri vitali al triage, associata alla necessità di riportare in modo sistematico e assiduo le frequenze e le modalità con cui l’ossigenoterapia e la ventilazione vengono somministrate.
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