Riassunto analitico
La Cina figura oggi tra le più grandi potenze economiche a livello mondiale. La progressiva apertura al commercio internazionale che ha preso il via a partire dal 1978 per volere del leader Deng Xiaoping ha infatti permesso al paese asiatico di guadagnarsi un posto di rilievo a livello globale. Tale politica di liberalizzazione delle attività economiche ha, tra i vari aspetti, promosso in modo importante gli investimenti diretti verso l’estero, i quali sono aumentati in modo vigoroso nel corso degli ultimi anni. Da oramai un decennio il paese asiatico non punta più esclusivamente sulle attività di esportazione come accadeva in passato, ma tende invece a prediligere investimenti volti a favorire la massimizzazione del controllo esercitabile su quanto acquisito all’estero: tutto ciò si concretizza tramite operazioni di acquisizione di quote o della totalità del capitale azionario di attività localizzate all’estero. A questo proposito, le imprese statali cinesi risultano essere le maggiori responsabili degli investimenti diretti al di fuori del confine cinese, a conferma del fatto che ancora oggi il paese risulti profondamente legato all’ideologia comunista e che lo Stato sia ancora presente in modo sostanziale in diversi ambiti. Negli ultimi dieci anni si è poi osservato un crescente interesse cinese verso il continente Europeo, il quale è stato terreno fertile per molteplici investimenti asiatici. Dal 2015 gli investimenti hanno intrapreso un percorso di diversificazione ancora più spiccato, nonostante a livello europeo i settori favoriti in cui investire siano rimasti, nel corso degli ultimi anni, quello dell’industria automobilistica (caso Pirelli), l’immobiliare e le telecomunicazioni. Tra i paesi favoriti spicca tra tutti il Regno Unito, presente nell’agenda cinese già dal 2008, il cui settore immobiliare attrae ancora oggi numerose operazioni di acquisto. A seguire la Francia e la Germania, che hanno incoraggiato le acquisizioni cinesi nei settori del turismo e dei macchinari/alta tecnologia, rispettivamente. In tale contesto, anche l’Italia risulta dal 2014 meta favorita degli investitori cinesi. L’eccellenza italiana in determinati settori quali il manifatturiero o la moda hanno richiamato l’attenzione cinese ed i relativi investimenti che si sono manifestati soprattutto sotto forma di acquisizioni, in linea con la strategia adottata dalla Cina su tutto il territorio europeo. Tra le numerose operazioni realizzate su territorio italiano, l’operazione più eclatante è sicuramente stata l’acquisizione da parte cinese del capitale azionario del marchio Pirelli, famoso a livello globale e pilastro dell’economia italiana sin dalla fondazione, avvenuta nel 1872. L’imponente operazione ha visto la propria realizzazione nel 2015 per un valore di 7 miliardi di Euro e si è concretizzata tramite fusione inversa con l’obiettivo di rendere il gruppo leader mondiale nel settore dello pneumatico d’alta gamma. Numerosi i dibattiti legati a tale decisione, vista da una parte come l’opportunità per Pirelli di raggiungere mercati strategici come quello cinese e dall’altra come un’inevitabile perdita per l’Italia, che si rivelerebbe in questo modo incapace di tutelare le proprie eccellenze. In tale contesto, la vera vincitrice risulterebbe essere quindi la Cina e la sua prontezza nell’investire in Europa, dove marchi ben affermati e conoscenze profonde si configurano come la combinazione vincente per il raggiungimento del successo a livello internazionale.
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Abstract
Today China is considered as one of the most powerful countries of the world due to its economic achievements. The gradual openness to the international trade has started since 1978 with the policies of the Chinese leader Deng Xiaoping. Such political measures made it possible for China to realise an increasing number of FDI (Foreign Direct Investment) directed outside the Chinese boundaries. According to a 2017 survey by OECD (Organization for Economic Cooperation and Development), the FDI flows from China in 2005 totaled a value of $13,730 million, while such value was equal to $217,203 million in 2016 (OECD, 2017).
Besides the exceptional growth in quantitative terms, Chinese FDI have also changed as far as their typology is concerned. In the last ten years the Asian country has focused on the acquisition of foreign firms’ total share capital - or just a part of it – since such kind of investment allows the acquirer to exert a major degree of control over the acquired activity. It appears that SOEs (State-owned enterprises) are today the most proactive Chinese investors: this scenario entails that the State still plays a crucial role in China.
In the last decade a growing Chinese interest toward Europe has emerged. Since 2015, the Chinese investment to Europe have been directed to many different sectors. In general terms, however, the European automobile sector, as well as the real estate one and the telecommunications have been the ones attracting the major number of Chinese investment. UK has attracted Chinese investment in the real estate sector since 2008, while France and Germany are today appreciated by Chinese for their tourism and machinery/high-technology sectors, respectively.
Since 2014 China has started to pay attention to Italy as a host country to invest in. The Italian manufacturing sector, along with the fashion one, are worldwide-known strength points of the country. Even in this case, Chinese tend to invest through the acquisition of the totality or of a part of the capital shares of Italian firms. In such a framework, the most colossal Chinese investment was the acquisition of the capital share of the Italian brand Pirelli, which has been the biggest Chinese takeover ever realised in Europe, with a value of E 7 billion. Such acquisition took place in 2015 through a reverse merger and the core reason behind it was to make the resulting group the global leader in the sector of high-technology tyres. Such operation was and still is a quiet debated topic: some argue that it will surely bring good results for Pirelli, such as the chance to reach strategic markets due to the allegiance with a powerful Chinese group. On the contrary, other tend to consider that such agreement represents an inevitable loss for Italy, which reveals to be incapable of safeguarding its own interests.
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