Riassunto analitico
I processi d'integrazione politica ed economica e la formazione di società sempre più multiculturali hanno favorito l'affermarsi di una nuova consapevolezza globale per la quale le differenze del mondo tendono a essere sempre meno percepibili. Per questa ragione, questa tesi è stata redatta per cercare di comprendere quali siano i criteri da soddisfare affinché un prodotto riceva legittimamente il carattere originario italiano e quali siano le normative vigenti che si occupano della sua tutela. Lo studio è diviso in tre capitoli in cui vengono analizzate tre tematiche legate al made in italiano. Nel primo capitolo, a seguito di una premessa sull’evoluzione della globalizzazione e le sue conseguenze sulle strategie di internazionalizzazione, si è condotta un’indagine sul valore qualitativo della dicitura made in Italy apposta ai prodotti. Per giustificare lo sfruttamento dell’effetto paese d’origine, capace di influenzare il processo d’acquisto tanto dei compratori stranieri quanto di quelli nazionali, da parte delle imprese è stato necessario ripercorrere il percorso compiuto in ambito accademico per capire quali siano state, e quali saranno, le variabili capaci di condizionare il comportamento dei consumatori per dimostrare che queste si evolvono a pari passo con il progresso umano globale. Inoltre, abbiamo cercato di decifrare il messaggio che sta alla base del successo dei prodotti realizzati nel nostro paese; le ricerche hanno dimostrato che per molti settori, quali l’abbigliamento, l’agro-alimentare e l’arredamento, l’italianità conferisce automaticamente qualità come la creatività, il buon gusto, l’affidabilità, la tradizione e l’artigianalità. Il secondo capitolo tenta di fornire delle indicazioni quanto più chiare e precise sulla corretta applicazione della normativa comunitaria, internazionale e nazionale, in materia. L’analisi di ogni singola legislazione ha permesso di comprendere i delicati rapporti di subordinazione tra di esse, rivelando i problemi sostanziali e formali di queste legislazioni che lasciano inconclusa la politica di salvaguardia. Innanzitutto la vaghezza dell’articolo 36 previsto dal Regolamento CE numero 450 sull’acquisizione d’origine non fornisce i criteri che permettono di conferire il carattere originario ad un bene, così come la breve lista di lavorazioni fornita per l’assegnazione dell’origine dei beni ibridi appare limitata rispetto alla molteplicità dei prodotti commercializzati a livello globale. Per quanto riguarda la giurisdizione internazionale, sebbene l’Accordo di Madrid del 1891 fornisca adeguati strumenti per la repressione di indicazioni false, non spiega quali siano i parametri da rispettare per individuare con certezza l’origine di un bene. Le lacune e le carenze delle legislazioni transnazionali si riflettono, di conseguenza, sulla legge nazionale frutto del loro recepimento e, nel tempo, sono state acuite dall’errore del governo italiano con l’emanazione della legge 55/2010 sull’etichettatura; questa, resa inapplicabile dalla Commissione Europea, amplia il margine interpretativo sulla tutela del made in Italy limitandone la salvaguardia. Il terzo capitolo, infine, cerca di completare l’indagine fornendo degli approfondimenti ai quesiti sorti nei capitoli precedenti e, per questa ragione, è diviso in tre parti: la prima, dedicata alla collocazione dell’Accordo di Madrid all’interno delle politiche di tutela della proprietà industriale gestita dall’OMPI (Organizzazione Mondiale della Proprietà intellettuale); la seconda, invece, si dedica ad una riflessione sulla lingua e, nello specifico, sull’ipotetico uso di un’unica lingua internazionale negli ambiti sovranazionali; l’ultima parte, infine, è stata dedicata alla traduzione dell’Accordo di Madrid dallo spagnolo all’italiano e completata con il commento in cui vengono spiegate le scelte prese durante il processo traduttivo.
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Abstract
The course of economic integration and the growth of a multicultural society have promoted the spread of a new global consciousness according to which all differences are extremely subtle. The purpose of this dissertation is to analyse the existing legislations on rules of origin that allow the legal application of the made in Italy label on Italian goods and, obviously, prevent illicit trades.
The investigation is divided into three chapters and it will be carried out through the report of different approaches related to the politics of defence. In fact, the first chapter gives an overall look at the powerful and significant influence of this label on customers. Moreover, it ends with a consideration about some qualities that promote the success of Italian products worldwide such as tradition, creativity and reliability.
The second chapter aims at providing basic information on the three sources of law in matter of rules of origin and provenance. European Union laws that lay down a set of guidelines to identify the country of origin of goods, International laws, which provide with different measures to punish the illegal trade of goods bearing a false indications of origin and Italian laws that directly experience the effects of the previous ones.
The result of the analysis on the key articles of these legislations has revealed two significant outcomes: firstly a few gaps which leave the politics on this matter incomplete, secondly the inapplicability of the Italian rule 55/2010
Actually, this law does not fulfil the terms of the European law on the last substantial transformation according to which is possible to determine the origin of a hybrid product that is a product, which has been produced in more than one country.
At the end, the third chapter tries to dig up subjects, previously mentioned, that deserve to be taken into consideration to complete the investigation. First of all the management of the World International Property Organization on the defence of indications of origin, secondly an analysis about the use of a lingua franca in the marketplace and thirdly the translation of the Madrid Agreement for the repression of false or deceptive indications of sources on goods followed by a commentary about the translation process.
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