Riassunto analitico
La presente tesi indaga un particolare ambito della letteratura spagnola del XVI secolo, e precisamente, i testi prodotti da alcuni dei primi protagonisti della cosiddetta “Scoperta dell’America”. I tre testi analizzati, definiti da Samonà “dell’esperienza vissuta”, sono molto diversi tra loro per struttura e tipologia ma presentano diversi caratteri in comune. Le tre opere sono: i diari di Cristoforo Colombo, le lettere di Hernán Cortés e il pamphlet di denuncia, Brevissima Relazione della Distruzione delle Indie, di Bartolomeo Las Casas. La scelta di questi testi è stata dettata dalla volontà di raccontare, attraverso le parole degli autori, episodi che hanno fatto la storia dell’uomo moderno, e di spiegare come questi avvenimenti siano stati trasmessi alla posterità. Tutte queste opere sono accomunate dalle testimonianze dirette dei loro autori, e dal destinatario principale, ossia la corona spagnola, sebbene siano state concepite e scritte con modalità diverse e perseguendo obiettivi differenti. Nella prima parte della tesi, si mettono a confronto le testimonianze dei tre autori, si paragonano gli stili, le motivazioni e le descrizioni contenute in questi testi così innovativi. Le pagine che gli autori hanno dedicato agli indigeni, alla descrizione di questi uomini, della loro cultura e dei loro luoghi, tanto diversi e lontani dall’immaginario europeo del tempo, sono uniche nel panorama della letteratura di viaggio prodotta fino a quel momento. È proprio a partire da questi racconti che si sviluppano idee legate al “Nuovo Mondo”, come quella del buon selvaggio o quella delle popolazioni cannibali e delle città d’oro dell’America centrale. Un discorso ancora più complesso si sviluppa nella seconda parte della tesi, dedicata all’opera di denuncia di Las Casas, che ha come protagonista assoluto la crudeltà e la violenza inflitta dagli spagnoli alle popolazioni indigene indifese. Si tratta di un’opera innovativa, e l’autore, con spirito moderno comincia a porsi delle domande riguardo l’uguaglianza tra gli uomini, e riguardo i limiti della dignità umana. Suo malgrado, quest’opera pensata per criticare le azioni inumane compiute dai conquistadores spagnoli nel nome della fede, venne presto strumentalizzata e diventò arma nelle mani di chi, per motivi religiosi e politici, si opponeva al potere imperiale spagnolo. Nella parte conclusiva della tesi, si propone un approccio interdisciplinare che accosta letteratura e storia dell’arte, al fine di evidenziare il legame tra le amare parole di denuncia di Las Casas e le fedeli riproduzioni figurative di questi eventi realizzate da De Bry, editore ed incisore belga. Si è infatti deciso di prendere in analisi una particolare edizione del testo di Las Casas, e precisamente l’edizione latina pubblicata a Francoforte nel 1598. L’editore, nonché disegnatore di alcune delle immagini, ha corredato questa edizione del testo con delle incisioni molto crude che hanno, già a partire dal momento della pubblicazione, contribuito a rafforzare la cosiddetta “leyenda negra anti-española”. La strumentalizzazione di questo testo ha fatto sì che si inserisse in un più ampio dibattito politico e religioso contro il potere imperiale spagnolo e contro il potere della chiesa cattolica, nel periodo di massima diffusione del credo protestante.
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Abstract
The aim of this paper is to analyse some texts of Spanish literature of the sixteenth century, and in particular, those written by the protagonists of the “Conquest of America”.
The works analysed are Christopher Columbus’ diaries, Hernán Cortés’ letters to the Spanish crown and Bartolomé de Las Casas’ A Short Account of the Destruction of the Indies; they all are very different in structure and types, but they have several features in common.
In the first part of the paper have been compared the testimonies of the three authors, analysing styles, motivations and contents. The pages that the authors have dedicated to indigenous people, the descriptions of these men, their culture and their places so different and far from the European collective consciousness of the time, are unique in the panorama of travel literature produced up to that point. These texts have inspired beliefs and legends about the “New World", such as the concept of “good savage”, the inhumanity of the “cannibals” or the existence of “golden cities” in Central America.
A more complex topic is developed in the second part of the paper, dedicated to the critical work written by Las Casas, in which the real protagonist is the violence inflicted by the Spanish to indigenous people. This is an innovative work, and the author, with the modern spirit begins to wonder about equality of men and about the limits of human dignity. In this last part of the work has been adopted an interdisciplinary approach that combines literature and art history in order to highlight the link between the bitter words of Las Casas, and the figurative representations made by De Bry, Flemish publisher and engraver, in the Latin edition of the text, published in Frankfurt in 1598. De Bry enriched this edition of the text with seventeen engravings that contributed to exploit Las Casas’ work in the so-called "leyenda negra anti-española". The abuse of this text has to be insert in a wider political and religious debate against the Spanish imperial power and against the power of the Catholic Church, in the period of maximum spread of the Protestant creed.
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