Riassunto analitico
A fronte della forte urbanizzazione degli ultimi decenni, sono emerse una serie di conseguenze gravi. Tra di esse, l’inquinamento dell’aria rappresenta uno dei principali problematiche attuali in buona parte dei Paesi in tutto il mondo. L’inquinamento atmosferico è associato, infatti, a diversi problemi per la salute umana per i cittadini, quali malattie cardiovascolari e polmonari, disturbi neurologici e cancro. Uno dei principali inquinanti è il particolato atmosferico (PM), una miscela complessa di particelle solide e liquide, che si disperdono nell’aria. Si classifica in base al diametro aerodinamico delle particelle e comprende sia composti inorganici come i metalli sia composti inorganici, come gli idrocarburi policiclici aromatici, che possono essere emessi da fonti naturali (eruzioni vulcaniche, erosione del suolo, etc.) e antropiche (traffico veicolare, industrie, etc.). Come accade per altri inquinanti, anche il particolato può essere concausa di diversi problemi di salute; perciò, è necessario trovare strategie per ridurre la sua concentrazione in atmosfera. Molti studi hanno evidenziato la presenza di verde urbano fornisce diversi servizi ecosistemici all’ambiente delle città. Tra di essi, offrono un importante contributo al miglioramento della qualità dell’aria. Le piante sono capaci di ridurre il particolato atmosferico, trattenendolo sulle superfici delle proprie foglie. Questa capacità della vegetazione dipende dalle caratteristiche della pianta, sia a livello macroscopico (caratteristiche della chioma), sia a livello microscopico (la forma della foglia, la presenza di cuticole cerose, il grado di pubescenza della foglia, l’adesività, la rugosità e la bagnabilità della superficie fogliare). Non solo, dipende anche da fattori metereologici (velocità del vento, temperatura) e dalle dimensioni delle particelle. Questa tesi presenta i risultati raccolti da una foresta urbana sperimentale, creata in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia. La piantumazione è avvenuta tra il 2018 e il 2019 all’interno del Parco delle Acque Chiare in un area di 1200 m2. Le specie utilizzate sono state selezionate in base alle Linee Guida individuate dal progetto REBUS della Regione Emilia-Romagna (habitus della pianta, resistenza, adattabilità, origine, morfologia della foglia, etc.). Le specie selezionate sono state quattro: Tilia cordata, Morus alba, Celtis australis and Fraxinus ornus, di cui sono stati piantumati 27 esemplari per specie, organizzati in 3 file da 9 individui l’una. Lo scopo della ricerca era analizzare il PM depositato sulle foglie, per confrontare la capacità di catturare il PM delle quattro diverse specie nel corso dei tre anni di monitoraggio e per verificare se le specie coinvolte possano offrire un valido contributo all’abbatimento del PM in contesto urbano. I campionamenti sono avvenuti in due periodi di ogni anno: uno a tarda primavera a fine Aprile e uno in autunno a fine Settembre. I campioni sono stati fissati in gluteraldeide 3% in tampone fosfato (pH 6,9), poi disidratati in acetone assoluto e infine essiccati con il Critical-Point Dryer. Sono stati poi osservati sotto il Nova NanoSEM 450 (Fei) per studiare la micromorfologia fogliare e per rilevare il particolato catturato. Le immagini ottenute sono state analizzate con il software ImageJ per calcolare il numero di particelle presenti. In più, il particolato è stato analizzato tramite Energy Dispersive X-ray Spectroscopy (X-EDS), per ottenere un’analisi semiquantitativa della composizione chimica. Tra le quattro specie considerate, F. ornus e C. australis hanno dimostrato una maggiore capacità di trattenere le particelle sulle proprie superfici fogliari e sempre per F. ornus si sono riscontrate delle differenze significative stagionali. I risultati della microanalisi hanno dimostrato la presenza di elementi quali il C,O o il Na, ma anche di metalli come il Cu o lo Zn.
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