Riassunto analitico
La RM in utero è diventata oggi una tecnica adulta utilizzata in diversi centri di riferimento in Italia, come nel resto del mondo, e nel 2011 la Società Italiana di Radiologia Medica, l’Associazione Italiana di Neuroradiologia e la Società Italiana di Ecografia Ostetrico-Ginecologica hanno pubblicato delle linee guida nazionali che tengono conto, oltre che del contesto nazionale, dei requisiti minimi tecnologici e del corretto percorso diagnostico che inquadra questa procedura nell’ambito di un 3° livello, dopo l’ecografia di screening e quella di 2° livello. Ciò ne fa ab initio una procedura che deve essere indirizzata a un particolare distretto anatomico, pur ovviamente non perdendo di vista l’unitarietà biologico-anatomica del feto e di feto-placenta-gravida, ma escludendo categoricamente che la RM in utero possa essere una tecnica panesplorativa del feto, così come è e deve rimanere l’ecografia. La RM in utero per sua natura, quindi, aggiunge, completa, integra e a volte modifica l’ipotesi diagnostica, ma non può a oggi sostituire l’ecografia come tecnica di screening. L'obiettivo di questo studio è di analizzare il contributo della Risonanza Magnetica in utero nel valutare feti affetti da differenti patologie cerebrali che erano state precedentemente indagate con ecografia. I dati oggetto dello studio sono stati ricavati mediante interrogazione del RIS della Neuroradiologia e del database ecografico della Struttura Complessa di Ginecologia e Ostetricia. Successivamente è stata svolta un'analisi di concordanza fra referto dell'iuMRI in archivio e l'imaging radiologico in memoria. Sono state oggetto di studio 97 donne in stato di gravidanza tra la 19a e la 35a settimana di gestazione che, da Gennaio 2010 ad Maggio 2021, si sono recate presso il servizio di Neuroradiologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena per sottoporsi a un esame di Risonanza Magnetica in utero (iuMRI). Il range d'età delle pazienti è stato dai 16 ai 42 anni. La concordanza fra i risultati di US e iuMRI è stata poi misurata tramite kappa-statistic. I risultati hanno dimostrato che US e iuMRI hanno presentato concordanza più alta nella diagnosi di Neoplasia, Meningocele e Craniostenosi, e la concordanza più bassa è stata riscontrata nella diagnosi di Malformazioni dello Sviluppo Corticale, anomalie identificate alla Risonanza Magnetica ma non all'ecografia. Lo studio ha inoltre dimostrato che la Risonanza Magnetica in utero è stata in grado di giocare un ruolo importante nel rilevare reperti aggiuntivi precedentemente non riscontrati all'US. In futuro, più studi dovrebbero essere condotti utilizzando campioni più grandi, e indagini nel post natale sarebbero necessarie per aumentare l'attendibilità dei risultati ottenuti. Fornire in questo modo informazioni aggiuntive ai clinici può migliorare la capacità di stilare un'appropriata prognosi prenatale e aiutare nell'effettuare un miglior counseling alle donne gravide che portano in grembo feti con anomalie cerebrali fetali.
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