Riassunto analitico
I farmaci analgesici oppioidi sono fondamentali per quanto riguarda la gestione del dolore cronico da moderato a severo, in particolare hanno un ruolo centrale nel trattamento di quello oncologico e nell’ambito delle cure palliative. Si tratta di un gruppo eterogeneo di sostanze: naturali come morfina e codeina, di semisintesi, come eroina e buprenorfina, di sintesi come il fentanyl. Essi, esercitano la loro azione analgesica legandosi ai recettori MOR, KOR, DOR situati nel sistema nervoso e andando a modulare la trasmissione del dolore dal centro alla periferia e viceversa, mimando l’attività dei peptidi oppioidi endogeni. Il legame tra gli oppioidi e i loro recettori non è responsabile soltanto degli effetti analgesici di questa classe di farmaci ma anche di quelli avversi. Questi ultimi producono una sensazione di ricompensa e se utilizzati per lungo tempo, inducono degli adattamenti cellulari responsabili del rilascio di neurotrasmettitori come la dopamina che portano il soggetto a sviluppare effetti collaterali tra i quali, il più pericoloso, la dipendenza. La dipendenza da farmaci oppioidi si sta diffondendo sempre di più negli ultimi anni. In particolare, gli Stati Uniti d’America (USA) stanno vivendo quella che è stata dichiarata un’epidemia da oppioidi. É stato descritto un uso ampio e improprio di farmaci quali idrocodone, tramadolo e, soprattutto, ossicodone che spesso vengono prescritti dai medici anche in quei casi di dolore lieve, come quello lombare o post-infortunio per i quali non rappresentano i farmaci di prima scelta. Negli USA, la questione della dipendenza da oppioidi terapeutici è diventata un’emergenza sanitaria che sta facendo registrare migliaia di morti per overdose. Nel presente lavoro di tesi ho approfondito il fenomeno e il suo impatto sulla popolazione, compreso l’effetto su alcune categorie a rischio come adolescenti e donne in gravidanza. Per quanto riguarda la dipendenza, ho analizzato i fattori che possono rendere il soggetto più incline a svilupparla come malattie mentali, storia precedente di abuso e l’impatto dell’ambiente sociale (familiari e amici). Mi sono poi concentrata sulle modalità di recupero di questi soggetti tramite terapie sostitutive con buprenorfina e metadone, oltre che con terapie di gruppo effettuate in apposite cliniche. Ho approfondito le cause che hanno contribuito all’insorgenza dell’epidemia da oppioidi. In particolare, ho analizzato il caso Oxycontin®, il ruolo che medici, case farmaceutiche e Food and Drug Administration hanno avuto nella sua commercializzazione negli anni ’90, segnando l’inizio della crisi negli Stati Uniti. Infine, ho approfondito le strategie che sono state proposte per far fronte a questo fenomeno. Tra queste, educare i medici nel prescrivere oppioidi solo nei casi in cui siano necessari. Altro aspetto che coinvolge gli operatori sanitari, soprattutto i farmacisti, è la comunicazione. Per prevenire l’abuso è necessario che il paziente sia educato al corretto uso di questi farmaci e sia informato sui rischi. Importante, è stata anche l’introduzione di formulazioni anti-abuso e dei Prescription Drug Monitoring Programs, database sviluppati per consentire ai medici e ai farmacisti di valutare prescrizioni e dispensazioni di oppioidi per paziente. Infine, terapie farmacologiche (es. l’utilizzo off-label della duloxetina) sembrano essere utili nel ridurre il consumo di oppioidi post-operatorio. L’insieme di queste strategie costituisce un punto di partenza per cercare di contenere l’epidemia da oppioidi. Tuttavia, per gli USA, resta comunque un fenomeno non ancora risolto, da monitorare attentamente.
|