Riassunto analitico
L’elaborato analizza la riforma che introduce l’assegno unico universale ai figli (AUUF) alla luce del contesto europeo e delle misure a supporto della famiglia attualmente in vigore in Italia. In letteratura l’Italia, così come tutti i paesi del Mediterraneo, viene ricondotta a un sistema previdenziale iper-garantista e di matrice cattolica, in cui lo stesso familismo tende a ridurre le politiche familiari a un ruolo residuale. Messa a confronto con Francia e Svezia, appartenenti a regimi previdenziali differenti, e alla Spagna, che funge da gruppo di controllo, l’Italia presenta livelli inferiori di fertilità e occupazione femminile, così come la spesa pubblica più bassa nei servizi e nei trasferimenti alle famiglie. Studi rivelano una correlazione positiva non solo fra tasso di fertilità e tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro, ma anche fra la quota di PIL destinata alle politiche familiari e il numero di figli per donna. Oltre al livello della spesa, risulta rilevante anche il tipo di misura attuata: le prestazioni in denaro risultano più efficaci nel favorire un incremento della natalità. Ad oggi, il sistema di aiuti alla famiglia risulta un corpus fortemente frammentato, costellato di interventi generosi ma di breve periodo o di tipo lump sum, come il premio alla nascita, l’assegno di natalità e il bonus asilo nido. Le misure più consolidate, gli assegni familiari e le detrazioni per i figli a carico, rivelano forti limiti strutturali storicamente determinati: i primi, stabiliti a livello del nucleo familiare, sono fortemente selettivi e indirizzati alle sole famiglie di lavoratori dipendenti; le seconde, definite su base individuale, falliscono nel tutelare la fascia più povera della popolazione per via dell’incapienza. In questa cornice risulta coerente la scelta di riformare il sistema di aiuti alle famiglie attraverso l’introduzione di una misura che soppianti quelle sopracitate perseguendo esplicitamente gli obiettivi di promozione della natalità e dell’occupazione femminile, ovvero del sostegno alla genitorialità. La Legge n.46/2021, approvata con il sostegno di tutte le forze politiche, si limita a fornire le linee generali per il disegno della nuova prestazione, lasciando ampio margine decisionale in fase attuativa su diversi punti. Fra i nodi cardine si identificano: la scelta dell’indicatore cui fare riferimento per la prova dei mezzi, lasciata arbitraria fra l’ISEE e le sue componenti; il grado di selettività e universalità della misura; la percentuale di riduzione dell’assegno nel caso dei figli maggiorenni; la ponderazione dei possibili effetti di disincentivo al lavoro per il secondo percettore di reddito; l’interazione tra questa nuova misura e l’esistente Reddito di Cittadinanza. Attraverso un modello di micro-simulazione tax-benefit statico su dati IT-SILC 2017 si è stimata la platea di beneficiari degli istituti vigenti e, sulla base di essa, si è elaborata una proposta di AUUF. La misura presentata, conformemente al quadro normativo, consiste in un beneficio universale e progressivo, graduato secondo il livello di ISEE, che tiene in considerazione la numerosità e l’età dei membri, e premia la presenza del secondo genitore lavoratore. Rispetto ad altre proposte avanzate per l’attuazione del nuovo AUUF, quella avanzata si caratterizza per una inferiore penalizzazione dei nuclei con figli maggiorenni. Si offre infine, attraverso un modello di micro-simulazione dinamico, una prospettiva dei costi e degli effetti dell’AUUF nel breve periodo sotto diverse ipotesi di impatto sul numero delle nascite: da un effetto nullo a un effetto positivo e rilevante.
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