Riassunto analitico
Background: Il carcinoma (ca.) del cavo orale (labbra e cavo orale propriamente detto) è al sesto posto tra le forme di cancro più diffuse al mondo. L’incidenza annuale per il carcinoma del cavo orale è di 275.000 casi, due terzi dei quali registrati nei paesi in via di sviluppo (Parkin et al., 2005). L’incidenza in Europa (WHO European Region) è stimata essere di 2,3 casi per i maschi e 1,2 casi per le femmine ogni 100.000 abitanti. L’incidenza riportata in Italia è di 1,2 casi per i maschi e di 0,9 casi per le femmine ogni 100.000 abitanti (International Agency for Cancer Research - IARC) Grazie allo sviluppo e al progresso delle tecniche terapeutiche, il tasso di sopravvivenza globale per questo gruppo di neoplasie è migliorato negli ultimi dieci anni, anche se lievemente, in modo particolare per la fascia di popolazione di livello socio-economico più elevato (CRUK, 2011). Ciononostante, la sopravvivenza complessiva a cinque anni (qualsiasi stadio) per ca. del cavo orale è del 57-63% (Cancer.net). Una diagnosi tardiva di ca. del cavo orale (stadio III e IV) fa crollare la sopravvivenza in un intervallo che si stima essere tra il 10 ed il 50%. Il tempo di raddoppio delle dimensioni del tumore primario (T) nel ca. squamocellulare orale è di 3 mesi (Stefanuto et al., 2014), ovvero occorrono circa 3 mesi affinché la neoplasia si accresca ad uno stadio successivo. Lo stato di salute delle mucose della cavità orale è facilmente verificabile mediante un esame ispettivo non invasivo, che può essere svolto dal paziente (autoesplorazione) o da qualsiasi professionista della salute. Tuttavia, la carenza di prevenzione nel ca. del cavo orale è evidente: comparando altri siti anatomici si può verificare come di norma azioni profilattiche e di prevenzione sistematiche non vengano messe in atto dagli organi sanitari territoriali, come si verifica per il ca. della cervice uterina mediante PAP-test e colposcopia.
Scopo: L’obiettivo di questo studio è stato quello di esplorare ed analizzare i fattori che precedono la diagnosi di carcinoma del cavo orale, individuando quali di essi possano compartecipare al ritardo diagnostico.
Materiali e metodi: In un intervallo temporale abbastanza rappresentativo di 7 anni (2010 – 2017), sono stati intervistati oltre 40 pazienti afferenti presso la U.O. di Chirurgia Cranio-maxillo-facciale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Modena.
Conclusioni: Da questa analisi emerge che il ritardo diagnostico nel carcinoma del cavo orale è imputabile in prima persona alle scelte del paziente: egli indugerebbe nel rivolgersi ad uno specialista, pur avvertendo dei sintomi o rilevando qualcosa di mutato nella propria bocca. Inoltre, i medici di base e gli odontoiatri possono contribuire al ritardo diagnostico, dilazionando l’invio ad uno specialista per il necessario approfondimento diagnostico.
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