Riassunto analitico
Gli economisti, a partire da Schumpeter, sono concordi sull’affermare il ruolo fondamentale dell’innovazione nella crescita economica e le start-up sono una delle modalità attraverso la quale perseguire l’innovazione. Negli ultimi anni, complice la situazione economica del paese, sempre più italiani vogliono avviare un’impresa. Questo tema è entrato nella realtà quotidiana, e i media ne hanno aumentato la visibilità. Il reperimento di risorse finanziarie, tuttavia, risulta problematico per queste imprese. In un mercato bancocentrico, come quello italiano, caratterizzato per di più da una situazione di credit crunch, risulta problematico ottenere fondi da parte di queste imprese. Per colmare questo gap finanziario sono stati istituiti negli ultimi anni alcuni strumenti, come i minibond e l’equity crowdfunding. I minibond sono utilizzati, fino ad ora, da imprese di dimensioni relativamente elevate, mentre il crowdfunding fatica a diffondersi tra il pubblico, complice anche la stretta normativa che lo disciplina. Il mercato azionario ha una dimensione ridotta in Italia e il settore del private equity è influenzato negativamente dall’assenza di una exit option su un mercato liquido ed efficiente. Il credito bancario risulta essere una delle fonti di finanziamento principale anche per queste società. L’obiettivo di questo lavoro è di individuare da una parte le variabili che determinano la redditività delle start-up innovative, dall’altra comprendere ciò che influenza le banche nella decisione di prestare, o meno, il denaro a queste società. Gli elementi principali di novità di questo studio sono riconducibili al dataset e alle variabili utilizzate: ci si concentra sulle start-up innovative così come definite dal Decreto Sviluppo bis (D.L. 179/2012) e, in riferimento a queste imprese, vengono utilizzate variabili quantitative tratte dai social network, dalle caratteristiche dell’impresa e dai dati di bilancio. La tesi è suddivisa in 5 capitoli. Nel primo capitolo viene illustrata l’evoluzione del concetto di innovazione nel corso del tempo, nonché alcune delle teorie che spiegano l’innovazione. Nel secondo capitolo viene illustrata la normativa vigente in Italia relativa alla start-up innovativa e all’incubatore certificato. In particolare si descrivono i requisiti necessari che un’impresa deve soddisfare per essere considerata una start-up innovativa e i benefici che ne derivano, andandone ad analizzare i possibili impatti. Il capitolo si conclude con un’analisi della natalità delle imprese, e in particolare delle start-up, in Italia. Nel terzo capitolo vengono illustrate le differenti forme di finanziamento cui la start-up può ricorrere con una particolare attenzione verso quelle più recenti, come il crowdfunding e i minibond. Per ognuna di queste vengono inoltre poste in evidenza le principali criticità, in riferimento alle start-up innovative. Nel capitolo 4 viene illustrata la modalità di raccolta dei dati e di costruzione dei modelli. I dati sono tratti dal registro delle start-up innovative, dalla banca dati AIDA e dai social network. Per stimare la probabilità di essere finanziate dalle banche è stato utilizzato Probit, mentre per individuare le determinanti principali relative alla redditività un modello OLS. Il capitolo 5 riporta infine le conclusioni generali e alcuni spunti per ulteriori lavori.Dallo studio emerge una difficoltà da parte degli incubatori nel supportare le start-up innovative.Altri fattori determinanti dei due modelli analizzati risultano essere la dimensione dell’impresa e la composizione del passivo.Dato il ridotto numero di anni a disposizione e la limitazione dell’indagine all’area italiana, il presente lavoro si pone come base di partenza per ulteriori approfondimenti, sia in termini temporali che territoriali.
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