Riassunto analitico
Il suicidio rappresenta un importante problema di salute pubblica in tutto il mondo. Sono 800 000 i suicidi completi che si verificano ogni anno, uno ogni 40 secondi. Per ogni suicidio completo si stima che si verifichino circa 20-30 tentativi di suicidio. Nel corso degli anni sono stati individuati numerosi fattori di rischio associati al suicidio, ma il loro utilizzo clinico nella prevenzione del suicidio è limitato dalla loro bassa sensibilità e specificità. Ad oggi la maggior parte dei suicidi non sono prevedibili né prevenibili. Nel presente studio osservazionale multicentrico sono stati raccolti dati riguardanti soggetti valutati in ambiente ospedaliero dopo aver messo in atto comportamenti autolesivi. L'obiettivo primario dello studio era documentare e descrivere i comportamenti suicidari di entità tale da necessitare un accesso ospedaliero ed una valutazione psichiatrica. L’ottenimento di una migliore comprensione delle caratteristiche intrinseche ed ambientali della popolazione di pazienti che ha commesso un agito anticonservativo rappresentava l'obiettivo secondario. Ulteriori obiettivi dello studio consistevano nel documentare e confrontare il profilo psicopatologico/personologico attraverso la valutazione psicodiagnostica effettuata con i seguenti test: Brief Psychiatric Rating Scale (BPRS), Structured clinical interview for DSM II (SCID II), The Barratt Impulsiveness Scale 11 (BIS-11), State-Trait Anger Expression Inventrory 2 (STAXI-2). Il campione dello studio è rappresentato da 431 soggetti di cui 256 F (59,4%) e 175 M (40,6%). Per quanto riguarda lo stato civile: Il 33.6% era single, il 16.5% separato il 38.5% coniugato ed il 5.8% vedovo. Considerando il livello di scolarità: il 40,9% del campione non aveva conseguito la licenza media superiore, posseduta dal 23.7%, l’8% aveva la laurea. È stato indagato lo stato lavorativo: il 31.6% era occupato, il 30.4 disoccupato, il 18.4% pensionato, il 7.3% casalinga ed il 4.9% studente. Una parte considerevole del campione, il 13.5%, era di nazionalità straniera. Tra le diagnosi di malattie mentali quella più rappresentata era la depressione, presente nel 41,8% dei soggetti in studio, mentre nel 28.1% è stato riscontrato un disturbo di personalità. L’80% ha avuto un evento stressante precedente al tentativo di suicidio ed il 39.9% ha riportato vissuti traumatici pregressi. La modalità più frequente è stata l’avvelenamento, messo in atto dal 62.6%. L’intenzionalità suicidaria era percepita come bassa dal 32.3% dei pazienti mentre il 27.8% percepiva come bassa la letalità dell’atto. L’abuso alcolico era presente nel 21.8% del campione, sebbene solo il 9.5% avesse dichiarato una dipendenza alcolica. Il 20.3% aveva una patologia fisica. Il 58.2% aveva dichiarato di non aver messo in atto comportamenti autolesivi in passato. Il 47.6% ha riportato scarsi rapporti amicali ed il 39.9% scarsi rapporti familiari. Il 13.5% non aveva nessun trattamento farmacologico in atto ed il 30.9% non aveva avuto nessun contatto con i servizi precedentemente l’evento. I dati suggeriscono che gli individui ad avere avuto contatto con professionisti della salute sono maggiormente donne, italiani, chi non ha avuto conflitti come fattore stressante e chi abusa di alcool. La familiarità psichiatrica appare essere un predittore significativo della presenza di gesti autolesivi precedenti il TS. Dai dati emerge un’associazione tra TS e disturbo depressivo, età ed esposizione ad eventi stressanti. La valutazione psicodiagnostica tramite test è stata effettuata in circa il 40% del campione (variabile a seconda del tipo di test). Le informazioni ottenute potrebbero contribuire all'individuazione di gruppi di soggetti ad alto rischio per la messa in atto di agiti fatali. Ulteriori ricerche sono necessarie per una migliore identificazione dei fattori di rischio al fine della prevenzione suicidaria.
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