Riassunto analitico
Negli studi preclinici di tossicità e cancerogenesi condotti su roditori, il fegato rappresenta uno degli organi più rilevanti per la valutazione della sicurezza di agenti potenzialmente dannosi, confermando il ruolo essenziale della patologia epatica in ambito tossicologico. La complessità della diagnosi delle lesioni epatiche nel ratto ha condotto all’istituzione del progetto INHAND (International Harmonization of Nomenclature and Diagnostic Criteria for Lesions in Rats and Mice). Questa iniziativa congiunta tra le Società di Tossicologia e Patologia internazionali ha come scopo l’armonizzazione della nomenclatura e dei criteri diagnostici delle lesioni non-neoplastiche e neoplastiche nei roditori, riportando un’accurata descrizione delle principali lesioni da un punto di vista isto-morfologico. Le caratteristiche morfologiche dei tessuti, osservabili grazie alla colorazione istologica con Ematossilina ed Eosina (EE), rappresentano una guida per i patologi nella formulazione delle diagnosi ma, in molti casi, la distinzione tra le lesioni risulta complessa. Pertanto, nell’ambito della diagnostica umana l’utilizzo di colorazioni istochimiche ed immunoistochimiche costituisce uno strumento indispensabile per la diagnosi di una vasta gamma di lesioni, comprese quelle epatiche. Al contrario, nell’animale sperimentale, la classificazione delle lesioni è meno specifica rispetto alla controparte umana e l’utilizzo di colorazioni a supporto della diagnosi è, ad oggi, ancora limitato. Lo scopo di questo progetto è quello di verificare l’accuratezza delle diagnosi di lesioni neoplastiche epatiche insorte spontaneamente in ratti Sprague-Dawley (SD), mediante l’utilizzo di colorazioni istochimiche ed immunoistochimiche. In particolare, è stato verificato se alcuni dei principali marcatori utilizzati per la diagnosi delle lesioni neoplastiche epatiche umane siano utili per la conferma delle stesse diagnosi nel ratto. A tal fine, sono stati selezionati casi di epatocarcinoma, colangiocarcinoma, adenoma epatocellulare e colangioma, diagnosticati in ratti SD appartenenti a gruppi di controllo di esperimenti condotti in passato dall’Istituto Ramazzini. Per la caratterizzazione istochimica, sulle sezioni istologiche selezionate sono state eseguite l’impregnazione argentica e la tricromica di Masson, necessarie per evidenziare l’architettura lobulare e la presenza di fibrosi. Per la caratterizzazione immunoistochimica, sono stati selezionati i seguenti marcatori: Citocheratina (CK) 7, CK18, CK19, CK20, Glutammina Sintetasi (GS) e Antigene Carcino-Embrionico (pCEA). Il grado di espressione dei marcatori è stato valutato in modo semi-quantitativo dai patologi dell’Istituto Ramazzini facendo riferimento ad una scala da 0 a 3+: 0 (<5% di cellule colorate positivamente), 1+ (5-10%), 2+ (10-50%) e 3+ (>50%). I risultati ottenuti dalle colorazioni istochimiche e immunoistochimiche hanno permesso di confermare le diagnosi precedentemente formulate e, in alcuni casi, hanno contribuito ad aumentarne l’accuratezza. Inoltre, i risultati hanno dimostrato come i marcatori utilizzati per la diagnosi delle neoplasie epatiche umane siano espressi anche nel ratto, offrendo l’opportunità di migliorare la comprensione dei meccanismi patologici alla base delle malattie, di affinare la classificazione delle lesioni e ampliare le conoscenze in questo ambito.
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