Riassunto analitico
Per l’anziano, soprattutto se affetto da demenza, il ricovero ospedaliero è un importante fattore di rischio per lo sviluppo di Delirium e di BPSD (Behavioral and Psychological Symptoms in Dementia) o BEEN (Behavioral and Emotional Expressions of Need), secondo le indicazioni date sul linguaggio più opportuno da utilizzare per prevenire lo stigma nella demenza; wandering, deliri, allucinazioni, aggressività fisica, oppositività e insonnia, infatti, oltre ad essere talvolta l’unica manifestazione di una patologia organica, sono sempre espressione di un bisogno insoddisfatto della PwD (person with dementia) e aumentano il carico assistenziale, esponendo il paziente a rischio di allontanamento, caduta, allettamento e allungamento dei tempi di degenza media. Per gestire tali espressioni comportamentali ed emotive, il personale sanitario è solito ricorrere all’utilizzo di contenzioni e farmaci sedativi che, tuttavia, spesso si rivelano inefficaci e controproducenti, causando un ulteriore rischio di sviluppare complicanze e un peggioramento dei sintomi. Infine, queste manifestazioni costituiscono una rilevante forma di stress per il caregiver, in quanto spesso è incapace di adottare un comportamento adeguato per mancanza di formazione e per le peculiarità del setting ospedaliero. Sulla base dei significativi risultati di uno studio pilota e di alcuni dati già presenti in letteratura sull’efficacia di interventi non farmacologici nel trattamento dei BEEN, nell’Unità Operativa di Geriatria dell’Ospedale Civile di Baggiovara, è stato avviato uno studio longitudinale randomizzato controllato dal nome “Efficacia di un intervento psicosociale (Stimolazione Sensoriale e generica ed Educazione al Caregiver) in pazienti affetti da disturbi comportamentali in corso di demenza o di delirium e ricoverati in Ospedale per Acuti: studio longitudinale ESSECOA”. 60 pazienti con gravi disturbi comportamentali, ricoverati in UO, sono stati selezionati in base ai criteri di eleggibilità allo studio e poi randomizzati in 2 bracci: il braccio 1 ha ricevuto solo il trattamento farmacologico, il braccio 2 ha ricevuto un trattamento combinato “farmaco + intervento non farmacologico”. I pazienti e i loro caregiver sono stati sottoposti ad una serie di test di valutazione al momento del reclutamento (T0) e alla dimissione (T1). È stato inoltre previsto un follow up ambulatoriale/domiciliare ad un mese dalla dimissione (T2). L’obiettivo principale dello studio è stato quello di valutare l’efficacia di un intervento non farmacologico associato alla terapia farmacologica, rispetto alla sola terapia farmacologica, per questo tipo di pazienti. L’efficacia è stata misurata in termini di una differenza di almeno 10 punti alla scala Neuropsychiatric Inventory (NPI) tra i bracci. Si è cercato inoltre di evidenziare se ci sono dei sintomi che rispondono meglio all’approccio non farmacologico e se il miglioramento nella gestione dei disturbi comportamentali si mantiene anche a domicilio, grazie ad un programma di educazione al caregiver. Aumentare le conoscenze sulla possibilità di attuare interventi non farmacologici in un setting ospedaliero, infatti, date le poche esperienze in letteratura, può contribuire a migliorare le cure offerte a pazienti complessi come gli anziani affetti da delirium e demenza, a ridurre l’apporto di farmaci e ad aiutare gli operatori fornendo conoscenze sulla gestione dei BEEN.
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