Riassunto analitico
INTRODUZIONE L’iperossaluria primitiva di tipo 1 (PH1) è un raro difetto genetico che provoca un’aumentata escrezione urinaria di ossalato. Insorge tipicamente in età pediatrica con ricorrenti episodi litiasici, nefrocalcinosi ed IRC progressiva. I pazienti con presentazione atipica in età adulta possono avere episodi solo sporadici di litiasi, che spesso sono causa di un notevole ritardo diagnostico. La diagnosi di PH1 comprende uno screening metabolico (ossaluria nelle 24h) e successiva analisi molecolare del gene AGXT, ad oggi ancora poco sfruttata in Italia. Tra i motivi alla base di questo scarso utilizzo vi è la mancanza di criteri appropriati per identificare la popolazione da sottoporre all’indagine genetica. Questo studio si propone di valutare retrospettivamente l'efficacia diagnostica di uno screening clinico e molecolare eseguito su una popolazione di pazienti affetti da nefrolitiasi recidivante con sospetto diagnostico di iperossaluria primitiva di tipo 1. Lo scopo è quello di confermare retrospettivamente una checklist di criteri clinico-laboratoristici per l’inclusione nel percorso di screening per PH1, ottimizzando così l'algoritmo diagnostico. METODI Lo studio è stato svolto su una coorte di pazienti con nefrolitiasi recidivante. È stato applicato un algoritmo diagnostico per selezionare i pazienti suscettibili di indagine genetica sul gene AGXT. L’algoritmo prevede una pathway clinica (individuazione delle caratteristiche cliniche di sospetto per PH1) ed una pathway metabolica (determinazione dell'escrezione urinaria di ossalato nelle 24h). Sono stati dunque raccolti e analizzati retrospettivamente sia i dati clinico-laboratoristici che i dati genetici, per valutare l’efficacia dell’algoritmo nell’individuare soggetti portatori di varianti patogenetiche di AGXT. RISULTATI Della iniziale coorte di 383 pazienti affetti da nefrolitiasi recidivante, 67 (17,5%) soggetti sono stati sottoposti all’indagine genetica di AGXT in NGS su campione salivare. All’interno del gruppo di pazienti sottoposti a test genetico, 46 pazienti (69%) presentano familiarità per nefrolitiasi ricorrente, mentre 24 (36%) riferiscono un esordio dei sintomi prima dei 20 anni, con un’età mediana di presentazione di 23 anni (9-69). In 22 pazienti (33%) si registrano valori di ossaluria superiori a 45 mg/die alla prima misurazione e in 18 pazienti (27%) permangono valori elevati anche dopo impostazione di terapia (dieta e piridossina). Tra i soggetti sottoposti a screening 4 (6%) rispondono contemporaneamente a tutti i criteri sopra riportati. Lo screening genetico ha permesso di individuare 4 soggetti portatori di varianti di AGXT: uno con variante patogenetica c.508G>A (p.Gly170Arg) in omozigosi; due con variante c.601G>A (p.Asp201Asn) in eterozigosi e uno con variante di significato incerto c.777-12C>T in eterozigosi. CONCLUSIONI L’applicazione dell'algoritmo ha identificato 4 soggetti (6%) con varianti di AGXT. Rispetto ai criteri utilizzati nello screening risultano maggiormente predittivi a) la storia familiare di litiasi, b) i valori di ossaluria. In particolare non sembra importante l’esordio di malattia precedente ai 20 anni, infatti l’unico paziente con diagnosi certa riporta un esordio di malattia in età adulta (43 anni). Alla luce di questa esperienza e della rarità della condizione in oggetto, l’algoritmo proposto può essere ritenuto utile nell’individuazione di soggetti a rischio di PH1.
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