Riassunto analitico
Introduzione: Le encefaliti autoimmuni sono un gruppo di rare malattie infiammatorie del sistema nervoso centrale (SNC) causate da anticorpi diretti contro antigeni neuronali di superficie. La diagnosi di queste patologie può risultare complessa, dal momento che la ricerca degli anticorpi associati può dare esito negativo anche in presenza di un quadro clinico fortemente suggestivo. La dimostrazione di una sintesi intratecale delle immunoglobuline, insieme ad altre alterazioni liquorali infiammatorie quali pleiocitosi e aumento delle proteine, può supportare la diagnosi di alcune forme di encefalite autoimmune prima di avere i risultati di test più specifici, consentendo di iniziare precocemente la terapia immunomodulante. La misurazione delle catene leggere libere di tipo K (KFLC) nel liquor e nel siero ha dimostrato maggiore sensibilità nel rilevare una sintesi intratecale delle immunoglobuline rispetto alle bande oligoclonali (OCB), che rappresentano il gold standard. La sintesi intratecale delle KFLC è espressa dal K-index, calcolato come rapporto tra concentrazione liquorale e sierica delle KFLC diviso per il quoziente albuminico.
Scopo: l’obiettivo primario di questo studio è quello di determinare il valore aggiunto del k-index come indice di sintesi intratecale di immunoglobuline nei pazienti con encefalite autoimmune. Obiettivi secondari sono quelli di confrontare i valori di K-index tra pazienti con encefalite autoimmune certa, possibile e pazienti con altre sindromi neurologiche immunomediate e di valutare il K-index nei pazienti con encefalite autoimmune in confronto a pazienti con sclerosi multipla e malattie neurologiche non infiammatorie.
Materiali e metodi: abbiamo selezionato dal database dei ricoveri del reparto di Neurologia di Baggiovara i pazienti dimessi con diagnosi certa o possibile di encefalite autoimmune e abbiamo calcolato il K-index per quelli di cui avevamo ancora campioni biologici disponibili. Insieme a questi, sono stati analizzati anche 12 pazienti che hanno ricevuto diagnosi certa di encefalite autoimmune presso la Fondazione Mondino IRCSS di Pavia. Le catene leggere K sono state dosate in immunoturbidimetria utilizzando il kit Freelite per il siero e il saggio Freelite Mx per il liquor.
Risultati: sono stati analizzati 22 pazienti con encefalite autoimmune certa, 9 con encefalite autoimmune possibile e 18 pazienti con altre sindromi neurologiche immunomediate (Stiff person syndrome, encefalomieliti anti-MOG, sindromi anti-GAD e altre). È risultato che tra i pazienti con encefalite autoimmune sospetta/certa, 16/29 (55,2%) avevano un esame chimico-fisico liquorale nella norma, 11/29 (37,9%) avevano anche OCB negative e di questi, due presentavano un k-index elevato. Come marcatore di sintesi intratecale delle immunoglobuline, le OCB mostravano una sensibilità un po’ più alta rispetto al K-index (27,6% vs 20,7%) se si usava come valore soglia del K-index 5,8, mentre usando come cut-off il valore di 3, la sensibilità del K-index aumentava (27,6% vs 48,3%). Il K-index medio dei pazienti con encefalite autoimmune è risultato essere di 6.6, nettamente inferiore rispetto al K-index medio di pazienti con SM (60,12) e altre malattie immunomediate del SNC (30,7), mostrando differenze tra diversi sottotipi (ad es. NMDAR: 12.6; LGI-1: 0.87)
Conclusioni: In quanto marcatore più sensibile di sintesi intratecale di immunoglobuline rispetto alle OCB, si ritiene che il k-index possa essere utile nel work-up diagnostico dei pazienti con sospetta encefalite autoimmune, soprattutto in quei casi in cui l’esame chimico-fisico liquorale non mostra altri segni di infiammazione.
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