Riassunto analitico
Background e scopo del lavoro L’impianto di protesi monocompartimentali di ginocchio ha dimostrato di essere una procedura chirurgica valida, tuttavia l’esito clinico e la sopravvivenza di questo intervento sono condizionati negativamente dall’imprecisione nel posizionamento delle componenti, nel bilanciamento dei tessuti molli e nell’allineamento dell’arto inferiore. La chirurgia robotica è stata messa a punto per ridurre al minimo questi errori tecnici. Questo studio si propone di analizzare l’influenza che i parametri biometrici del paziente ed i parametri intraoperatori hanno sull’esito clinico in interventi di protesi monocompartimentali di ginocchio eseguite con tecnica robotica mediante robot Mako Rio con follow-up medio di 3 anni.
Materiali e metodi Nel periodo 2013-2016, in due diversi centri ospedalieri, 375 pazienti sono andati incontro all’impianto di protesi monocompartimentale di ginocchio eseguita con tecnica robotica per un totale di 405 impianti, di cui 338 mediali e 67 laterali, con follow-up compreso fra 8-54 mesi. Sono raccolti dati riguardo all’età, al sesso, al BMI dei pazienti e a tutti sono stati somministrati KOOS, Forgotten Joint Score (FJS) ed SF-12 per ottenere una valutazione clinica pre e postoperatoria.
Risultati Il punteggio medio postoperatorio totale del KOOS è 85.54±17.02 e 87.04 ±18.85, il punteggio medio postoperatorio di FJS è 81.20±27.66 e 85.14±26.52 e quello della sottoscala Salute fisica di SF-12 è 44.31±9.88 e 45.56±10.13, rispettivamente per protesi mediali e laterali. In 7 casi si è reso necessario reintervenire sul compartimento protesizzato, di cui in 3 casi si è sostituita la protesi monocompartimentale con una protesi totale. Le cause di revisione sono state: infezione periprotesica, mobilizzazione della componente tibiale e gonalgia persistente dopo asportazione di granuloma da corpo estraneo. Fra le protesi mediali l’analisi statistica ha osservato che i pazienti di sesso femminile hanno maggior probabilità di insuccesso clinico dell’impianto rispetto a quelli di sesso maschile (p=0.008) ed i casi in cui la componente femorale sia stata posizionata in maggior valgismo (1.10°±1.25°) e maggior flessione (5.83°±4.33°) mostrano esiti clinici peggiori rispetto ai casi in cui essa sia stata posizionata in neutralità sul piano coronale (0.20°± 1.43°) ed in minor flessione (3.73°±3.18°) (p=0.009; p=0.02). L’analisi statistica ha osservato altre due variabili influenti sull’esito clinico: l’inclinazione tibiale posteriore, pari a 5.37°±0.91° nei casi con clinica insufficiente ed a 4.90°±1.03° nei casi con esito ottimo (p=0.002), ed il bilanciamento dei legamenti a 20°-30° di flessione misurato tramite il divario fra i capi articolari, pari a 1.22±0.89 mm nei casi con esito clinico insufficiente ed a 1.62±0.75 mm nei casi con esito clinico ottimo (p=0.017). Fra le protesi mediali l’analisi statistica ha mostrato l’influenza della flessoestensione della componente femorale, pari a 6.44°±3.11° nei casi con esito clinico pessimo ed a 4°±2.80° nei casi con esito clinico ottimo (p=0.032), e dell’asse meccanico postoperatorio, varo nei casi insoddisfacenti e valgo in quelli ottimi (-1.37°±3.21 vs. 1.14°±2.28°, p=0.01). Si sono verificati 33 casi di dolore residuo persistente, di cui 28 mediali e 5 laterali, in cui si sono riscontrate alcune delle differenze sopra citate, dimostrando il ruolo che tali variabili hanno nel controllo della sintomatologia.
Conclusioni L’intervento di protesi monocompartimentale eseguito con chirurgia robotica determina ottimo esito clinico ed eccellente sopravvivenza se si posizionano le componenti e l’asse meccanico seguendo precisi angoli, con particolare attenzione al posizionamento delle componenti sul piano coronale e sagittale ed al bilanciamento dei legamenti nella flessione iniziale.
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Abstract
Background and aim of the study
Unicompartmental knee arthroplasty (UKA) has proven to be an effective surgical procedure, but its clinical outcome and its survivorship are still negatively affected by inaccuracy in component positioning, soft tissue balancing and limb alignment. Robotic surgery has been introduced in order to minimize such technical errors. The aim of this paper is to investigate the influence on clinical outcome of biomechanical intra-operative computer-assisted surgery-measured parameters, together with demographical data in robotic-assisted unicompartmental knee Makoplasty at a mean three-year follow-up.
Materials and methods
During period 2013-2016, in two different hospitals, 405 robotic-assisted UKA implants (338 medial UKAs, 67 lateral UKAs) were performed, with a clinical follow-up of 8-54 months. Data regarding age, sex and BMI were recorded and a complete clinical evaluation with KOOS, FJS-12 and SF-12 was administered to all patients pre and post operatively.
Results
Mean post-operative KOOS score was 85.54 (SD 17.02) and 87.04 (SD 18.85), mean FJS-12 score was 81.20 (SD 27.66) and 86.14 (SD 26.52) and the mean SF-12 Physical Score 44.31 (SD 9.88) and 45.56 (SD10.13), both for medial and lateral UKAs. 7 knees underwent reoperation, among these 3 were revisioned to total knee arthroplasty. Revision causes were: periprosthetic infection, component loosening and persistent knee pain after foreign body granuloma removal. Among medial UKAs statistical analysis showed that female patient have greater probability of failure (p=0.008) and patients whose femoral component has been implanted greater valgus (1.10°±1.25°) and with greater flexion (5.83°±4.33°) have shown worse clinical outcome than patients with their component placed neutrally on coronal plan (0.20°± 1.43°) and with smaller flexion (3.73°±3.18°) (p=0.009; p=0.02). statistical analysis has shown other two influent variables: posterior tibial slope, 5.37°±0.91° in patients with insufficient clinical outcomes and 4.90°±1.03° in patients with excellent clinical results (p=0.002), and ligament balancing at 20°-30° knee flexion, which is 1.22±0.89 mm in patients with bad results and 1.62±0.75 mm in patients with excellent outcomes (p=0.017). Among lateral UKAs statistical analysis has shown the influence of femoral component’s flexion, which is 6.44°±3.11° in patients with bad clinical results and 4°±2.80° in patients with excellent outcome (p=0.032), and of final mechanical axis, which is varus in bad outcomes and valgus in excellent ones (-1.37°±3.21 vs. 1.14°±2.28°, p=0.01). There have been 33 cases of persistent knee pain (28 medial UKAs and 5 lateral UKAs): some of the differences reported above were present, showing the role these variables have on symptoms.
Conclusions
If strict angles are respected in component positioning and limb alignment, with great attention to component positioning on coronal and sagittal plan and soft tissue balancing during initial knee flexion, robotic-assisted UKAs show excellent clinical outcome.
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