Riassunto analitico
La macinazione a secco delle materie prime componenti gli impasti ceramici per piastrelle è stata la prima tecnologia utilizzata dalle industrie ceramiche del distretto di Sassuolo. Successivamente, essa è stata soppiantata dal processo a umido, comprendente la macinazione in appositi mulini e successiva atomizzazione della barbottina. L’atomizzato, infatti, presentava (e presenta tuttora) caratteristiche ideali per le successive fasi di trasporto, stoccaggio, pressatura. Tuttavia, recenti innovazioni tecnologiche hanno permesso al processo a secco di ottenere un granulato con caratteristiche granulometriche e di scorrevolezza che hanno superato gli evidenti limiti del semplice macinato secco, con l’obbiettivo di avvicinare quelle dell’atomizzato: allo stesso tempo, questa tecnologia garantisce indubbi benefici in termini di risparmio energetico e di riduzione delle emissioni inquinanti. Nel seguente lavoro sono state analizzate la densità, la granulometria e la scorrevolezza delle materie prime componenti un impasto, e l’impasto stesso, macinati a secco per 3 diversi tempi. In particolare, la distribuzione granulometrica è stata indagata attraverso vibrosetacciatura, con l’obbiettivo di correlare il residuo e il tempo di setacciatura, e granulometria laser con campionatura a secco e umido. Si è cercato, quindi, di trovare una condizione di equivalenza o buona approssimazione tra la setacciatura e l’analisi laser. Successivamente, si è indagato il rapporto tra scorrevolezza delle polveri, la morfologia (ottenuta tramite lo strumento Malvern Morphologi) e l’indice di Hausner. Infine, a scopo illustrativo, sono state studiate la distribuzione granulometrica, la densità e la morfologia di un atomizzato e di un microgranulato, evidenziandone le sostanziali differenze.
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