Riassunto analitico
Introduzione: L’eziologia della preeclampsia, una delle cause principali di mortalità e morbilità perinatale e importante fattore di rischio per la donna di sviluppo a distanza di tempo di patologia cardiovascolare, associata o meno a restrizione della crescita fetale, rimane tuttora poco chiara nonostante l’intenso lavoro di ricerca in questo settore da parte degli esperti di tutto il mondo. Di recente, sono emersi significativi progressi nella conoscenza della fisiopatologia di questi disordini, che si sono tradotte in un miglioramento del loro management clinico, fondato su un approccio multidisciplinare e su strategie volte al precoce riconoscimento della gravidanza a più alto rischio, e quindi meritevoli di una sorveglianza più attiva ed intensiva. Questo tipo di approccio ha evidenziato come il monitoraggio pressorio ed ecografico non consentano, da soli, l’identificazione delle pazienti che andranno incontro a complicanze severe, portando all’introduzione di nuove metodiche di predizione del rischio ipossico ischemico quando queste gravidanze si apprestano al parto: lo studio dell’emodinamica materna, la cui disregolazione negli stadi più precoci della gravidanza risulta centrale nella patogenesi di tutti i disordini dello spettro ipertensivo, è attuabile mediante l’impiego dell’USCOM(UltraSonic Cardiac Output Monitor), una metodica non invasiva a basso costo, facile da utilizzare, che ha fornito negli ultimi anni spunti di riflessione importanti sul ruolo dell’adattamento CV materno, rivoluzionando la gestione sia ambulatoriale che in sala parto delle pazienti gravide.
Obiettivo dello studio: Poste tali premesse, obiettivo principale del mio lavoro di tesi è valutare la capacità predittiva dei parametri emodinamici materni identificati tramite USCOM di eventi ostetrici avversi materno fetali in una popolazione di gravide a termine > 37 settimane afferenti all’ambulatorio di Patologia ostetrica del nostro Policlinico.
Materiali e metodi: Si tratta di uno studio monocentrico prospettico caso controllo. Sono state arruolate 113 donne afferenti all’ambulatorio di “gravidanza ad alto rischio”, in occasione del monitoraggio del benessere materno fetale a termine di gravidanza (> 37esima settimana). Le pazienti sono state sottoposte a valutazione seriata dell’emodinamica materna mediante tecnica USCOM, anche se l’analisi statistica si è concentrata sui valori emodinamici appena antecedenti il travaglio di parto. I dati relativi alle misurazioni dei parametri rilevati tramite USCOM sono stati raccolti in un data base ad hoc pseudo-anonimizzato e protetto da password. I dati relativi agli outcomes perinatali (modalità del travaglio, decorso del parto, complicanze materne, outcomes neonatali) sono stati estratti dalla cartella clinica informatizzata. Lo studio ha avuto una durata complessiva di 6 mesi (marzo-settembre 2024).
Risultati: Tra le 113 pazienti arruolate nello studio, 39 (34,5%) hanno avuto un parto con complicanze. Le pazienti che hanno riportato esiti perinatali avversi durante il travaglio presentavano un cardiac output minore (adOR 0,045, p=0,022) e valori più elevati di resistenze vascolari sistemiche (1810,08±717,5 contro 1604,5±536,5 dynes × s/cm5, p=0,133), sebbene questo dato non abbia raggiunto la significatività statistica, rispetto alle pazienti che non hanno sviluppato complicanze al parto.
Conclusioni: Nonostante il campione ridotto, il nostro studio suggerisce che la valutazione dell'emodinamica cardiovascolare materna al termine della gravidanza potrebbe supportare i medici nell'individuare pazienti a rischio di complicanze durante il travaglio, offrendo una visione complessiva della funzionalità dell'unità cuore-feto-placenta. In particolare, una ridotta gittata cardiaca sembra correlarsi a un rischio più elevato di complicazioni perinatali di tipo ipossico-ischemico o di problematiche materne.
|