Riassunto analitico
Il seguente lavoro di ricerca, “Privacy, tecnologia e controllo nel rapporto di lavoro”, ha come scopo quello di analizzare l’evoluzione delle attività di monitoraggio poste in essere dal titolare del rapporto di lavoro e di valutarne, rispettivamente, gli aspetti, positivi e negativi alle stesse associate. Nel presente elaborato verrà fornita un’analisi accurata circa il diritto alla privacy, ovvero quel diritto che oggi, più di tutti, è chiamato a sopportare, nonché combattere, gli effetti lesivi del controllo, un diritto che affonda le proprie radici intorno alla seconda metà dell’800’, già nella forma di “diritto ad essere lasciati da soli” e al godere della propria vita. Dal pieno riconoscimento della libertà del singolo di articolare, gestire, definire la propria esistenza senza alcun impedimento o presenza di forze ostacolanti, si sposta l’attenzione verso un tema certamente attuale, alquanto arduo, difficile da interpretare, ovvero il potere di controllo esercitato dal datore di lavoro e la contestuale lesione promossa nei confronti del lavoratore e della sua sfera personale. Il controllo della vita dei singoli cittadini, il monitoraggio dell’attività lavorativa, questo è il dinamismo che definisce la società odierna, una società nella quale regna sovrano il capitalismo della sorveglianza, un mondo in cui tutti sono osservatori e tutto è osservato. Criticità del tema esaminato è quella concernente il macchinoso conflitto di interessi tra datore di lavoro e lavoratore, il debole confine tra spazio lavorativo e spazio domestico-personale. Si tratta di asperità, di dinamiche destinate a peggiorare con l’avvento della tecnologia, la scoperta di dispositivi sempre più efficienti, capaci di apprendere tecniche e funzioni sempre più “umane”. Un’analisi critica ed organica al riguardo permette di individuare le intersezioni tra la normativa nazionale e quella europea, le differenze tra l’art. 4 St. Lav. e il Regolamento europeo 679/2016 (GDPR), tra la posizione del datore di lavoro, del lavoratore e di tutti i diritti riconosciuti in capo ai medesimi, dal diritto alla privacy del dipendente, al diritto del datore di lavoro di tutelare il proprio patrimonio aziendale. Nel tentativo di spiegare le ragioni a sostegno dell’attività di monitoraggio, i possibili danni che la stessa potrebbe arrecare alla società, verranno analizzati alcuni casi giuridici, nei quali si manifesta l’esercizio del potere di controllo e l’invasività dello stesso. L’intenzione perseguita con la stesura del seguente elaborato è quella di fornire un quadro esaustivo e dettagliato circa il modo in cui la società del presente si sia relazionata alla tecnologia e all’intelligenza artificiale, come il digitale abbia letteralmente sconvolto le sorti del rapporto di lavoro e di spiegare, simultaneamente, le note positive e dolenti che definiscono l’attuale “società di vetro”. Tecnologia e controllo viaggiano come su binari paralleli, ma quanto in parallelo viaggiano i diritti e gli interessi del singolo individuo? Quali sono le aspettative future? Quale diritto dovrebbe, invece, prevalere? Nella presente tesi si tenta, quindi, di offrire delle risposte esaurienti, al fine di spiegare il se, il come e il perché le attività di controllo siano destinate a “sopravvivere” nel tempo. La società si evolve, l’uomo individua nella tecnologia un supporto per le proprie attività, ma tutto questo, può davvero definirsi come un valido sostegno o come una congiura?
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