Riassunto analitico
l collaboratore di giustizia è una figura controversa ma allo stesso tempo bisognosa di un'accurata protezione. Una figura nata sul finire dell'XIX secolo ma divenuta uno strumento particolarmente prezioso negli ultimi decenni del Novecento quando le sanguinarie "guerre di mafia" hanno segnato numerose pagine della storia italiana. In tal senso, la presente trattazione si è posta l'obiettivo principale di analizzare dal punto di vista storico, sociologico ma sopratutto processuale i momenti della collaborazione con la giustizia. La dissertazione de qua prende in considerazione tutte le riforme che hanno investito la corposa e complessa normativa in materia, gli strumenti utili per ammettere le dichiarazioni rese dai "pentiti" all'interno del processo penale ed, infine, alcuni dei benefici premiali e penitenziari che la legge riserva a coloro che collaborano. Il presente lavoro si articola in 3 capitoli: a) il primo capitolo ricostruisce l'iter storico - sociale della collaborazione di giustizia che il legislatore ha compiuto per giungere alla promulgazione della nota legge 13 febbraio 2001, n. 45; b) il secondo capitolo analizza la collaborazione dal punto di vista processuale prendendo in considerazioni istituti come la chiamata in correità, la chiamata de relato, il verbale illustrativo nonché agli strumenti a disposizione del giudice per verificare l'attendibilità delle dichiarazioni del collaboratore; c) il terzo capitolo, infine, descrive il trattamento che il legislatore riserva al collaboratore di giustizia che si trova in stato di detenzione ovvero sia internato all'interno del sistema carcerario; Dal lavoro svolto emerge con chiarezza l'importanza della collaborazione ma evidenza, per converso, come la decisione di collaborare non sempre sia espressione di un vero e proprio pentimento dell'azioni criminali compiute ma piuttosto risulti essere un effettivo studio sulla convenienza che si ha nel momento in cui si decide di collaborare con la giustizia.
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Abstract
l collaboratore di giustizia è una figura controversa ma allo stesso tempo bisognosa di un'accurata protezione.
Una figura nata sul finire dell'XIX secolo ma divenuta uno strumento particolarmente prezioso negli ultimi decenni del Novecento quando le sanguinarie "guerre di mafia" hanno segnato numerose pagine della storia italiana.
In tal senso, la presente trattazione si è posta l'obiettivo principale di analizzare dal punto di vista storico, sociologico ma sopratutto processuale i momenti della collaborazione con la giustizia.
La dissertazione de qua prende in considerazione tutte le riforme che hanno investito la corposa e complessa normativa in materia, gli strumenti utili per ammettere le dichiarazioni rese dai "pentiti" all'interno del processo penale ed, infine, alcuni dei benefici premiali e penitenziari che la legge riserva a coloro che collaborano.
Il presente lavoro si articola in 3 capitoli:
a) il primo capitolo ricostruisce l'iter storico - sociale della collaborazione di giustizia che il legislatore ha compiuto per giungere alla promulgazione della nota legge 13 febbraio 2001, n. 45;
b) il secondo capitolo analizza la collaborazione dal punto di vista processuale prendendo in considerazioni istituti come la chiamata in correità, la chiamata de relato, il verbale illustrativo nonché agli strumenti a disposizione del giudice per verificare l'attendibilità delle dichiarazioni del collaboratore;
c) il terzo capitolo, infine, descrive il trattamento che il legislatore riserva al collaboratore di giustizia che si trova in stato di detenzione ovvero sia internato all'interno del sistema carcerario;
Dal lavoro svolto emerge con chiarezza l'importanza della collaborazione ma evidenza, per converso, come la decisione di collaborare non sempre sia espressione di un vero e proprio pentimento dell'azioni criminali compiute ma piuttosto risulti essere un effettivo studio sulla convenienza che si ha nel momento in cui si decide di collaborare con la giustizia.
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