Riassunto analitico
Attraverso il d.l 90/2014 sono state poste le basi per la creazione di una Autorità nazionale anticorruzione. Soggetta ad una rapida e genetica mutazione, poiché inizialmente individuata in un apposita Commissione per la valutazione, l’integrità e la trasparenza nelle pubbliche amministrazioni (CIVIT), per mezzo del D.lgs n.150/2009. La scelta di soppressione dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture (AVCP), fece accentrare i suoi poteri nella nuova ANAC, dando un nuovo impulso proteso al cambiamento di una società in continua evoluzione, sempre più esposta al cd. malaffare. L’Autorità, così come oggi si presenta, si pone al centro di una vasta rete nazionale ed internazionale di diffusione della cultura e della legalità. Data la complessità degli obbiettivi perseguiti, assieme alla contestuale esigenza di innovazione, si concretizzerà ai sensi dell’articolo 19, d.l 90/2014, la redazione del cd. Piano di riordino, ovvero un documento complesso, formato da due parti distinte ma al contempo complementari. A ciò si vedeva necessario disporre l’attuazione di un processo di riorganizzazione, seguito da attività di analisi basate su modelli top down e bottone up, permettendo di rilevare le varie entità di risorse a disposizione di ogni singolo ufficio, le loro suddivisioni, e le loro tipologie di input e output di relazione. Il mandato istituzionale e la missione dell’ANAC, consistono nella prevenzione della corruzione nell’ambito delle pubbliche amministrazioni, ivi comprese le società partecipate e controllate, anche mediante l’attuazione della trasparenza di tutti gli aspetti gestionali, nonché mediante un’accurata attività di vigilanza nell’ambito di contratti, incarichi ed in generale, ogni settore della pubblica amministrazione che possa sviluppare fenomeni corruttivi. Ai fini dell’applicazione della nuova normativa relativa alla prevenzione della corruzione e attuazione della trasparenza, il Piano nazionale anticorruzione, rappresenta lo strumento attraverso il quale vengono definite le strategie prioritarie e sulla base del quale viene redatto il Piano triennale di prevenzione della corruzione e trasparenza(PTPCT), in relazione ai diversi rami dell’organizzazione pubblica. A partire dal 2016, si sono quindi concretizzate tappe fondamentali sul percorso dell’Autorità, quali l’approvazione del Piano di riordino, l’emanazione del nuovo Codice degli appalti; l’introduzione del c.d FOIA; nuove disposizioni correttive al Codice dei contratti pubblici. Il passaggio definitivo dell’Autorità nazionale anticorruzione nell’ordinamento delle Autorità indipendenti, viene permesso in maniera sostanziale solamente a partire dal 2019, anno caratterizzato dall’entrata in vigore del nuovo regolamento sull’ordinamento giuridico ed economico del personale, attribuendo una miglior gestione delle competenze in capo alla stessa Autorità. Figura di grande rilievo e dal carattere altamente innovativo che ha come fine il perseguimento di politiche antecedenti all’insorgere di condotte criminali, è il Responsabile della corruzione e della trasparenza. Persona fisica individuata dagli organi di governo delle amministrazioni pubbliche, atta a svolgere attività di reporting con l’organo di indirizzo, a riguardo dei contenuti del Piano triennale per la prevenzione della corruzione e della trasparenza. Il RPCT si caratterizza in un potere indipendente e autonomo, soggetto ad una condotta integerrima. Un comportamento negligente attribuirebbe in capo al Responsabile varie forme di responsabilità, inconferibilità e incompatibilità. L’Autorità in generale è impegnata in una notevole opera di semplificazione e snellimento delle amministrazioni, ma ciò non implica che complichi con la sua vigilanza l’operato delle stesse, ne deve fungere da modello e supporto.
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