Riassunto analitico
L’obiettivo della tesi è fornire un quadro delle misure di prevenzione di cui il nostro Stato si è dotato per contrastare la penetrazione della criminalità organizzata nel settore degli appalti pubblici. Il progetto si basa principalmente sullo studio della legge 6 settembre 2011, n. 159, in cui si concentra la disciplina antimafia, nonché della legge 6 novembre 2012, n. 190, per gli aspetti dedicati alla prevenzione della corruzione in Italia. Infatti, corruzione e infiltrazione mafiosa rappresentano i due principali ostacoli all’istaurazione di un corretto rapporto contrattuale con l’apparato pubblico. La tesi non manca di porre in luce alcuni elementi di criticità quali l’ampiezza del potere discrezionale del Prefetto, la frammentarietà della disciplina antimafia, il rischio di lesione di importanti diritti riconosciuti dalla Costituzione, in conseguenza della prevalenza assegnata all’interesse della tutela dell’ordine pubblico, della concorrenza e del mercato. Al tempo stesso, si sottolinea la difficoltà del legislatore di fornire un catalogo chiuso delle situazioni sintomatiche di infiltrazione mafiosa dal quale il Prefetto possa valutare la ‹‹mafiosità›› di un’impresa. La consapevolezza della capacità delle organizzazioni criminali di insediarsi efficacemente nell’area legale dell’economia fa protendere verso un approccio aperto. A sostegno di questa visione si è posta anche la giurisprudenza del Consiglio di Stato che, nelle sentenze prese in considerazione in questo elaborato, manifesta un forte timore verso la criminalità organizzata nel contesto dei contratti pubblici e considera la materia una ‹‹frontiera avanzata›› dove si richiede necessariamente un’anticipazione della soglia di prevenzione.
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